Fare in modo che le vittime ottengano giustizia e siano risarcite in tempi brevi: è questo il presupposto del nuovo reato di omicidio stradale che il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha annunciato il primo dell’anno. Il disegno di legge nasce dalla necessità di tutelare chi è costretto ad attendere anni prima di arrivare alla fine dell’iter processuale, ma anche di punire con condanne e sanzioni più severe chi provoca incidenti mortali. Le famiglie delle vittime spesso infatti non ottengono i riscontri che meriterebbero. Il provvedimento rientra in un pacchetto di norme che dovrebbero essere introdotte entro la fine del mese. A novembre è nato un gruppo di lavoro per la messa a punto del reato di omicidio stradale, che potrà essere un deterrente per chi decidesse di mettersi alla guida senza essere padrone di sé, mettendo a rischio la vita degli altri. Dal punto di vista penale, la base è quella prevista dal reato di omicidio colposo ma nei casi più gravi la pena può arrivare fino a dieci anni. Incideranno anche le condizioni psicofisiche di chi guida. Rischierà una pena più alta anche chi non si ferma per prestare soccorso dopo aver investito un’altra autovettura o persone che vanno in motorino o a piedi. Altro punto fondamentale del nuovo provvedimento, riguarda il processo: quando la dinamica dell’incidente è certa e precisa, si può precedere con il rito direttissimo.
I dati riguardanti gli incidenti sono allarmanti e dimostrano la necessità di adottare strumenti più efficaci. In Campania nel 2012, ce ne sono stati circa dieci mila. 224 i morti e quasi 15 mila i feriti. Tra le cause maggiori, la guida in stato di ebbrezza. Le Forze dell’Ordine si servono ormai da tempo dell’etilometro elettronico ma ciò che è mancato fino ad ora, è una normativa chiara e oggettiva per punire chi uccide alla guida. Anche le strade Irpine più volte sono diventate teatro di tragedie. La famigerata Ofantina e la statale 90 della puglie sono quelle che più volte si sono macchiate di sangue.
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