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Cronaca

Avellino, in Piazza D'Armi si inaugura il monumento ai Caduti sul lavoro

morti lavoro

La Sezione Territoriale ANMIL di Avellino, grazie alla disponibilità dell’Amministrazione Comunale, che ha messo a disposizione l’area, inaugurerà, il prossimo 28 settembre, in Piazza d’Armi, il Monumento dedicato ai Caduti sul lavoro, opera degli artisti Giuseppe Coluccio e Claudio D’Onofrio, per onorare la memoria di tutti quei lavoratori che hanno perso la loro vita mentre contribuivano alla crescita del nostro Paese e ricordare il sacrificio di tutte le vittime del lavoro. 
Essere riusciti a costruire un monumento nella nostra città è per noi dell’ANMIL un motivo di grande orgoglio, e questo è stato possibile grazie a tutti coloro che hanno creduto nell'importanza della sensibilizzazione su un tema come la salvaguardia della salute e della sicurezza dei cittadini-lavoratori. 
Il nostro impegno quotidiano che ci vede, ogni giorno, accanto alle fasce sociali più deboli e bisognose, con questo monumento di straordinaria bellezza vuole essere un ulteriore segnale di vicinanza a quanti hanno bisogno di essere assistiti su tematiche previdenziali e assistenziali certi di poter contare su professionisti ed esperti anche a titolo gratuito.
Un’iniziativa che, fino a ieri, appariva ardua e irrealizzabile è riuscita a vedere la luce grazie al contribuito di quanti hanno preso parte attiva alla programmazione e realizzazione dell’opera, a cui va il mio ringraziamento e riconoscenza.
Questa scultura dovrà essere per tutti noi simbolo di una questione di cui ognuno deve sentirsi responsabile, consapevole del fatto che la sicurezza sul lavoro è un obiettivo raggiungibile che coinvolge l’intera società a partire dai giovani sin dai banchi di scuola, i futuri lavoratori di domani che devono farsi portavoce di un importante messaggio: “La vita umana non ha prezzo e solo la consapevolezza dell’importanza della sicurezza può salvarla”. 
La Cerimonia inaugurale si aprirà con una presentazione dell’iniziativa – che avrà inizio alle ore 10.30, presso la Chiesetta del Carmine in Piazza del Popolo - alla quale parteciperanno con degli interventi il Dott. Carlo Sessa Prefetto della Provincia di Avellino, il Dott. Paolo Foti Sindaco di Avellino, l’Arch. Gerardo Nappa per la Commissione selezione proposte artistiche, Giuseppe Coluccio e Claudio D’Onofrio artisti esecutori dell’opera d’arte, la Dott.ssa Grazia Memmolo in rappresentanza della Sede Provinciale INAIL. Per l’ANMIL saranno presenti il Presidente Nazionale Franco Bettoni e il Presidente Territoriale Comm. Vincenzo Frusciante.
Seguirà il corteo che raggiungerà Piazza d’Armi dove il Vescovo di Avellino S.E. Mons. Francesco Marino benedirà il Monumento che sarà poi ufficialmente donato alla città.
                                                                                       
MONUMENTO ALLA MEMORIA DI QUANTI HANNO PERSO LA PROPRIA VITA LAVORANDO
Titolo dell’opera: chiuso in un guscio di pietra
Motto: Ti accorgi di quanto il lavoro possa renderti libero solo quando il lavoro ti ha gravemente ferito
Il progetto dell’opera voluta dalla sezione ANMIL di Avellino vuole commemorare e onorare, con un segno significativo e indelebile, quanti hanno perso la propria vita o sono rimasti gravemente feriti lavorando. 
La proposta è inserita all’interno di un contesto urbano di forte identità, in un’area caratterizzata dalla presenza di due importanti edifici pubblici per la città di Avellino, il Tribunale e l’ex Carcere Borbonico, quest’ultimo attualmente adibito a pinacoteca comunale e a sede della Soprintendenza ai Beni culturali della provincia. L’opera è stata progettata nel contesto come un elemento verticale in un unico blocco monolitico di Pietra Irpina di Montemiletto, appoggiato su una piattaforma concepita con forme geometriche regolari. All’interno del blocco nella parte centrale è stata scolpita una figura stilizzata con il volto coperto da un velo. Lo scopo è di generare un suggestivo contrasto tra le forme rigide del blocco esterno e le linee figurative (libere) del corpo incastrato. La forma geometrica ellittica al centro della geometria regolare, caratterizza e mette in armonia materica e volumetrica l’intera l’opera, e rimanda al titolo:  chiuso in un guscio di pietra. 
Il tema proposto vuole evidenziare il duplice valore del rapporto tra uomo e lavoro: il lavoro può rendere un uomo libero … ma può anche gravemente ferirlo.
La scultura vuole quindi veicolare il messaggio che molto spesso si capiscono i veri rischi sul luogo di lavoro, solo quando ormai il lavoro ha già provocato gravi ferite.
Il volto del corpo coperto dal velo vuole rappresentare un invito ad una lettura personalizzata dell’opera d’arte, essendo purtroppo molto diffuso e comune il dramma degli infortuni sul lavoro. In altre parole ognuno deve poter riconoscere nella figura scolpita l’immagine di una persona cara segnata da una grave ventura e quindi vivere nella propria intimità un personale ricordo.
La scelta di realizzare l’opera d’arte con pietra tipica è stata fortemente imposta dagli artisti, perché, come racconta Claudio D’Onofrio: “… un messaggio così importante meritava un forte legame con il territorio. Ci piaceva l’idea di immaginare l’opera come uno strumento in grado di comunicare generando vibrazioni dal suolo. Per ottenere un tale risultato non avremmo potuto accettare l’idea di utilizzare una pietra estranea al contesto territoriale e quindi culturale. L’arte che noi proponiamo deve comunicare per percezioni materiche, … la materia che modelliamo e accostiamo deve continuare a vivere senza sostanziali trasformazioni”. 
Per il monumento ANMIL grazie ad un forte coinvolgimento ricevuto dalla marmifera che opera nel comune di Montemiletto, si è potuto estrarre da una propria cava sul territorio, un unico blocco di pietra locale. È stato poi verificato che nella stessa zona esisteva fino a metà del secolo scorso una forte attività di estrazione e lavorazione della pietra, usata soprattutto insieme al più famoso Brecciato, per la realizzazione di portali, davanzali e scale che caratterizzano i centri storici dell’Irpinia. 
Giuseppe Coluccio, nel descrivere l’opera dice: “… anche per quest’ultima opera mi sono fatto guidare dalla pietra, sono riuscito a percepire come la materia preferiva essere modellata … mantenendone però il dominio. L’idea iniziale proposta da progetto è rimasta per lo più invariata agli occhi di chi l’ha selezionata, …io conservo il ricordo delle modifiche suggerite dalla materia”.
ARTISTI, informazioni biografiche
Coluccio_ D’Onofrio (Giuseppe Coluccio - Prata di Principato Ultra, Avellino, 1968 - Claudio D’Onofrio – Avellino, 1973) conterranei, amici, duo artistico, combinano scultura, design e architettura privilegiando l’utilizzo di marmo, pietra, legno, acciaio, resina.
Giuseppe Coluccio, ha conseguito a Benevento il diploma di Liceo Artistico e presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli il diploma di laurea in scultura con il Maestro Augusto Perez. Ha esposto in numerose mostre e rassegne in tutta Italia, ottenendo primi premi ed altri riconoscimenti di rilievo. 
Claudio D’Onofrio, si è laureato in architettura a Napoli nel 2002 con una tesi di ricerca in tecniche di disegno automatico e prototipazione rapida. Svolge attività di architetto proponendo progettualità che mescolano design, grafica ed arti applicate.     
La loro è una forma di espressione artistica strettamente legata al piacere di comunicare, percepito attraverso gli eventi vissuti di vita quotidiana. L’obiettivo della loro ricerca tecnica e artistica mira a produrre opere di immediata ed essenziale lettura, quindi legata alle regole standard di armonia artistica ma influenzata dalla continua evoluzione di linguaggio plastico e figurativo. Spesso risolvono soluzioni artistiche semplicemente proponendo un diverso modo di vedere o contestualizzare forme contenute in oggetti comuni.   
Il tema cardine del linguaggio artistico pone al centro dei progetti l’uomo e la forma geometrica quali elementi generatori di evoluzioni plastiche, modellate attraverso la ricerca continua della “semplice combinazione essenziale”. La genialità artistica si ritrova nelle soluzioni dinamiche proposte nelle linee di lettura dell’opera. La loro è una straordinaria formula artistica in unisono: si esprimono e si completano come una persona sola, ricercando sovrapposizioni e voluti accenni di divergenze. 
Dichiarano senza alcuna esitazione: “teniamo molto a cuore il parere di critici e soprattutto della gente comune, ma quello che per noi conta di più è il nostro personale giudizio. Finché avremo idee da proporre nessuno e nessun materiale potrà rappresentare un limite”.

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