Vincenzo De Luca è indagato insieme al giudice che a luglio ne ha sentenziato la permanenza alla carica di governatore della Campania, congelando gli effetti della legge Severino. È il clamoroso sviluppo dell’inchiesta che ha toccato nei giorni scorsi il capo della segreteria di De Luca, Carmelo “Nello” Mastursi, dimessosi l’altroieri dopo aver subito una perquisizione. La grana giudiziaria arriva dalla Procura di Roma. De Luca, insieme ad altre sei persone, è stato iscritto nell’ambito di una vicenda che attraversa il contenzioso giudiziario collegato alla legge Severino, che prevedeva la sua sospensione dalla carica per una condanna a un anno per abuso d’ufficio a Salerno.
Gli indagati sono sette: oltre a De Luca e Mastursi, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione, sono stati iscritti anche il giudice del Tribunale civile di Napoli, Anna Scognamiglio, suo marito Guglielmo Manna, due infermieri dell’ospedale pediatrico Santobono-Pausilippon di Napoli, Gianfranco Brancaccio e Giorgio Poziello, e un dirigente politico di una lista di De Luca alle regionali, Giuseppe Vetrano.
Al centro dell’inchiesta, arrivata a Roma per competenza, ci sarebbe infatti l’intervento, ipotetico e da verificare, sul giudice che il 22 luglio ha depositato la sentenza sulla legge Severino che di fatto ha reintegrato De Luca, in cambio di favori o incarichi per il marito nel mondo della sanità. Che si tratti di millanterie o fatti penalmente rilevanti lo stabilirà l’inchiesta. La notizia dell’indagine capitolina infatti era iniziata a circolare due giorni fa quando Carmelo Mastursi ha rassegnato le dimissioni.
Al centro dell'inchiesta anche l'intercettazione di una telefonata di Guglielmo Manna, avvocato napoletano in servizio al Santobono e marito di Anna Scognamiglio, il giudice relatore. Al telefono con Mastursi avrebbe avanzato richiesta di incarichi o favori nella sanità, promettendo o millantando un intervento sulla moglie. Il ruolo di De Luca e del suo fedelissimo Mastursi sarebbe stato quello di favorire l’incontro, per poi far ottenere al marito del giudice gli incarichi presso un ospedale pediatrico (cosa che non è avvenuta). Di qui il coinvolgimento dei due infermieri che avrebbero favorito l’appuntamento.
Secondo i pm De Luca sarebbe stato inoltre minacciato, da alcuni indagati nella vicenda, di una decisione del tribunale civile di Napoli a lui sfavorevole se non avesse provveduto ad una nomina nella sanità campana.
La difesa del governatore
"Sostengo pienamente l'azione della magistratura" e la invito ad andare avanti", ha detto De Luca. "Io sono parte lesa in questa vicenda, io e l'istituzione che rappresento. Nono sono a conoscenza di nulla". "Da Napoli - ha aggiunto - lanciamo la sfida della trasparenza, della correttezza e del rigore amministrativo. Noi e il partito in cui milito siamo protagonisti di questa sfida e non arretreremo di un passo".
"Non so chi sia, che faccia o dove viva. Non sono a conoscenza di nulla, di nulla, di nulla". Vincenzo De Luca nega così qualsiasi rapporto con l'avvocato Guglielmo Manna, personaggio al centro dell'inchiesta della Procura di Roma per la presunta promessa, poi non realizzata, di un incarico di rilievo nella sanità campana. "Questa parola mi ricorda solo la manna che cadeva dal cielo nella Bibbia, ma non credo si tratti di questa", chiosa il governatore con una battuta. E conclude: "Nessuno, in nessuna sede pubblica o privata, mi ha mai fatto cenno a questa persona".
"Io considero i controlli di legalità nel nostro Paese un bene per le persone oneste- spiega De Luca in conferenza stampa - Una funzione essenziale in un paese democratico. E' un vantaggio non un fastidio. Sostengo pienamente l'azione della magistratura. Vada avanti con estremo rigore in tempi rapidi. I cittadini taliani hanno il diritto di sentirsi rappresentati da persone per bene" .
La difesa del giudice Anna Scognamiglio
La convivenza del giudice Anna Scognamiglio con il marito Guglielmo Manna "era solo formale e dovuta alla necessita' di salvaguardare l'equilibrio psichico dei nostri due ragazzi; insomma vivevamo da "separati in casa" e ognuno di noi aveva ed ha la sua vita, anche sentimentale, del tutto autonoma". Lo dice lo stesso giudice Scognamiglio. "Mai e poi mai avrei compromesso i miei principi morali e la mia professionalita' allo scopo di procurargli illeciti vantaggi di carriera. Aggiungo, che dopo la perquisizione da me subita e dopo aver preso cognizione del capo di imputazione, ho posto fine alla convivenza, sia pure solo formale, con mio marito. Se altri hanno assunto una iniziativa del genere - aggiunge Scognamiglio - se ne assumeranno le loro responsabilita' per aver sfruttato, a mia totale insaputa, il mio nome e la conoscenza del fatto che ero stata designata quale relatrice del processo De Luca. L'unico elemento indiziante a mio carico, e' costituito dal fatto che beneficiario della richiesta illecita rivolta a De Luca sarebbe mio marito il che potrebbe comportare, sul piano astratto, il legittimo sospetto di un mio coinvolgimento nei fatti. Nel mio caso, pero' - spiega Scognamiglio - un siffatto sospetto non ha motivo di essere poiche', da tempo, i rapporti con mio marito si sono fortemente incrinati tanto da indurmi, gia' tre anni orsono, a presentare in Tribunale un ricorso di separazione. Non conosco assolutamente ne' de Luca, ne' Mastursi, ne' Vetrano con i quali non ho mai avuto contatti di alcun genere, ne', quindi, ho loro mai chiesto, ne' potuto chiedere, alcun favore ne' per me ne' per mio marito". Lo afferma il giudice Anna Scognamiglio, in una dichiarazione diffusa tramite il suo legale, avv. Giovanbattista Vignola.
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