L’inchiesta sull’incidente di Monteforte che costò la vita a 39 persone entra nella sua fase più delicata. Folla di periti questa mattina presso il deposito giudiziario di Avellino dove si trova, sotto un telo blu, ciò che resta del bus che la sera del 28 luglio precipitò dal viadotto di Acqualonga sull’A16.
La Procura ha convocato i consulenti, 17 tutto, per assistere agli esami sul mezzo condotte dei periti dell’ufficio giudiziario del capoluogo. Oltre ai periti del tribunale, presenti quelli di società Autostrade, dei fratelli Lametta, e delle vittime del tragico incidente. Bocche cucite e telecamere tenute a debita distanza
Obiettivo del sopralluogo è quello di verificare, per quanto possibile, lo stato del mezzo prima dell’impatto e risalire ad eventuali guasti. La relazione dovrà essere consegnata al Procuratore Capo Cantelmo entro novanta giorni. L’ipotesi che si fa strada è quella che un guasto effettivamente ci sia stato e che abbia riguardato il sistema di trasmissione mandando fuori uso i freni.
Uscito dalla galleria a forte velocità, e con un peso di circa 20 tonnellate, l’autobus sarebbe finito come un missile sulla barriera autostradale che non ha retto l’urto. Per il momento le perizie sono solo sul mezzo, successivamente verranno fatte quelle sul viadotto e sul guardrail. Gli indagati restano quattro: i fratelli Lametta, e cioè l’autista e il proprietario della ditta che organizzava viaggia, e due funzionari di Società Autostrade.
Intanto non si arresta il pellegrinaggio sul luogo dell’incidente. A distanza di un mese il dolore resta vivo e in molti si fermano per pregare o accendere un cero. Per domani a Pozzuoli sono previste delle messe in suffragio dei defunti.
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