Ad una settimana dalla immane sciagura costata la vita a 38 persone che si trovavano a bordo del pullman precipitato dal ponte Acqualonga lungo l’autostrada A16, la magistratura questa mattina ha iniziato gli interrogatori degli occupanti delle tredici vetture coinvolte nell’incidente prima che l’autobus sfondasse la barriera precipitando nel vuoto per trenta metri. Le auto erano in coda sulla carreggiata, in direzione di Napoli, per alcuni rallentamenti derivanti dalla presenza di un cantiere quando l’autobus, pare senza più controllo da circa un chilometro, è sopraggiunto tamponandone alcune prima di sterzare verso le barriera new Yersy. Gli inquirenti dalle ore 20 e 20 di domenica 28 luglio non si sono fermati un attimo per cercare tutti gli elementi, anche quelli apparentemente meno significativi, idonei alla ricostruzione degli ultimi drammatici eventi prima della tragedia. Intanto il punto nel quale l’autobus ha impattato il terreno sta diventando sempre più un piccolo cimitero: lumini, figure sacre, immagini di padre pio e fiori sono a testimoniare la solidarietà dell’Irpinia per un incidente che l’ha sconvolta e rispetto alla quale la partecipazione anche emotiva non è mai venuta meno. E’ un pellegrinaggio continuo di cittadini che si recano in preghiera sotto al ponte maledetto e che continuano a chiedersi come possa essere accaduto un disastro che poteva e doveva essere evitato. Con il trascorrere dei giorni appare sempre più evidente che l’elemento accidentale sia solo sullo sfondo della tragedia. Intanto dagli ospedali irpini e napoletani giungono buone notizie sul fronte dei feriti: per nessuno le condizioni si sono aggravate mentre per altri sono migliorate e qualcuno ha anche lasciato l’ospedale come la donna ricoverata al Moscati che ora attende buone notizie per il marito e il figlio coinvolti nell’incidente. Domani l’autopsia sul corpo dell’autista dell’autobus, Ciro Lametta, che accerterà le sue condizioni fisiche nel momento dell’impatto e la causa della morte.
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