Il primo filone dell’inchiesta sull’Isochimica giunge al capolinea. Si tratta di quella parte del lavoro dei magistrati che deve accertare le responsabilità sulle morti causate dall’amianto. Sono 15 i decessi sui quali si punta a fare luce. Altri purtroppo si potrebbero verificare nei prossimi anni dati i tempi lungi con cui si manifestano le patologie asbesto correlate. Su 330 operai circa 150 sono risultati ammalati e il picco delle morti potrebbe aversi intorno al 2020, cioè ad oltre trent’anni dalla chiusura dell’opificio dove si lavorava alla scoibentazione dei treni, spesso a mani nude e senza alcuna protezione.
Le richieste di rinvio dunque sarebbero pronte a scattare. Secondo indiscrezioni sarebbero una trentina. Nomi e cognomi saranno diffusi presumibilmente in una conferenza stampa che terrà il procuratore Capo Rosario Cantelmo. I lavoratori attendono con ansia di sapere gli sviluppi dell’inchiesta. Altri fascicoli sono aperti, indagini sulle quali la Procura ha chiesto una proroga di sei mesi.
Intanto gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità sono pronti a studiare il caso Isochimica. La fabbrica di Borgo Ferrovia infatti è stata inserita nell’elenco del Piano nazionale amianto. Un primo tavolo si riunirà ad Avellino la prima settimana di ottobre con tutti i soggetti interessati.
La bonifica non c’entra. L’Istituto si occuperà di verificare i danni dell’esposizione non professionale ed ambientale residua all’amianto. Insomma, stabilire i danni al di fuori del luogo di lavoro.
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