Sull’operazione ‘’acque pulite’’ intervengono anche gli amministratori dei comuni coinvolti. Così l’assessore all’ambiente del comune di Ariano: «La vicenda riguarda esclusivamente l’azienda, per quel che riguarda il comune di Ariano, compresi i dettagli dell’operazione valuteremo come muoverci, magari ipotizzando anche una gara di affidamento temporanea per non bloccare il funzionamento degli impianti. Da questo momento in avanti, si attiverà il nostro responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, Raffaele Ciasullo». Sul territorio arianese, tutti e quattro i depuratori comunali sono stati sottoposti a sequestro preventivo. Netto e coinciso il commento del primo cittadino di Mirabella Eclano: «Non rilascio alcun commento semplicemente perché come amministrazione comunale siamo estranei alla questione – dichiara il sindaco Vincenzo Sirignano –». E sull’estraneità ai fatti puntualizza anche il sindaco di Castel Baronia, Carmine Famiglietti: «La ditta ha avuto dei problemi, ma i comuni non hanno responsabilità. Personalmente l'ho saputo solo nella mattinata di ieri dal maresciallo dei carabinieri. Ho piena fiducia nel lavoro della giustizia, e per quel che attiene Castel Baronia abbiamo fatto tutto alla luce del sole. Comunque, per il futuro non si pone il problema dato che il termine contrattuale, per quanto ci riguarda, è prossimo alla scadenza o addirittura scaduto pertanto provvederemo con un nuovo affidamento».
Ecco invece La nota di Giovanni Maraia di "Ariano in Movimento":
"I Sindaci dei Comuni sui cui territori sono presenti i 16 depuratori sequestrati dal GIP del Tribunale di Ariano Irpino affermano di essere parte lesa e di essere completamente estranei alla vicenda giudiziaria. Noi, invece, riteniamo che ciò non sia vero. Un Sindaco non può e non deve essere estraneo rispetto alla cura e alla protezione del proprio territorio e del proprio ambiente. Parte lesa e' la salute della collettività , contaminata e compromessa dall'inquinamento prodotto dai depuratori comunali. La verità e' che i Sindaci dei Comuni, sede dei 16 depuratori sequestrati, non hanno mai richiesto, periodicamente, all'ARPAC il controllo dei depuratori. L'Arpac, pur sollecita da noi con varie istanze, non ha mai attuato, con continuità, i controlli dei depuratori e delle acque da questi trattate. Queste Istituzioni, preposte alla tutela e alla salvaguardia della salute della collettività, sono state sostituite dal Comitato di Tutela del fiume Calore, dalla Procura della Repubblica di Ariano, dai Carabinieri del NOE. Abbiamo chiesto alla Procura della Repubblica di far luce sui mancati controlli da parte dei Comuni sulla gestione dei depuratori comunali,così come abbiamo chiesto di accertare la procedura adoperata per l'affidamento dei depuratori alla Società ENTEI di Cagliari, emanazione della IBI, quest'ultima oggetto di una interdittiva antimafia nel 2011, e quindi non più abilitata a gestire la depurazione comunale. E ' necessario che le indagini si estendano ad altri depuratori e al sistema dei pozzi neri, le cui acque, al fine di ottenere un risparmio, vengono sversate nel terreno. Abbiamo chiesto al Procuratore della Repubblica di S. Angelo, di Ariano e di Avellino, di controllare i depuratori industriali dell'ASI, che pur non essendo abilitati, trattano liquidi tossici, contenenti metalli pesanti e poi, probabilmente, sversati nei fiumi Ofanto, Ufita e Sabato, con le stesse sostanze tossiche".
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