Decine di corpi in fila sull’asfalto. Come dopo un bombardamento. Non si tratta però di vittime di guerra, sono le tragiche immagini di quell’altrettanto tragico 28 luglio del 2013, quando un bus, di ritorno da una gita e diretto a Pozzuoli, precipitò dal cavalcavia di Acqualonga, nel comune di Monteforte Irpino, causando la morte di 40 persone. A 12 mesi di distanza il ricordo è ancora vivo, indelebile. Nella cattedrale della città partenopea santa messa con il Vescovo Pascarella e intitolazione di una strada alle vittime dell’incidente con una stele e tutti i nomi. Alla cerimonia presente anche il sindaco di Monteforte. Ma l’anno che abbiamo alle spalle è anche un anno di indagini serrate da parte della Procura della Repubblica di Avellino guidata da Rosario Cantelmo. Sequestro del tratto autostradale, perizie sull’A16 e sull’Autobus, simulazioni dell’incidente, arresti. Cinque le persone iscritte nel registro degli indagati, quattro funzionari di società autostrade più Gennaro Lametta, fratello dell’autista Ciro, morto nell’incidente, e titolare della ditta mondotravel. Per loro i reati ipotizzati sono omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Ci sono poi altre tre persone indagate per la manomissione del certificato di revisione del mezzo, secondo la procura il documento è stato falsificato dunque l’autobus viaggiava senza essere in regola. Imminente la chiusura delle indagini. Per i periti l’incidente è stato causato dalla rottura dell’impianto frenante del bus e dalla inadeguatezza delle barriere protettive del cavalcavia, che non hanno retto all’impatto con il mezzo. Gli avvocati di Lametta hanno chiesto di nuovo la scarcerazione del loro assistito. Il Gip si pronuncerà a breve. Per accertare le responsabilità ci sarà un processo, per lenire il dolore dei familiari delle vittime non resta che il ricordo dei propri cari improvvisamente scomparsi in una sera d’estate.
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