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Cronaca

Usura ed estorsione, duro colpo al clan Cava: 4 arresti

Nei guai sono finiti Augusto e Michelangelo Angieri, Giuseppe Ferraro e Carmine Felice Sparano, in ordine ai reati di concorso in usura pluriaggravata, estorsione continuata ed esercizio abusivo di attività finanziaria. Reati commessi allo scopo soprattutto di agevolare l’associazione camorristica Cava. Le indagini svolte dal commissariato di polizia di Lauro, hanno evidenziato una fiorente attività usuraria, sapientemente condotta dalla figura carismatica di Michelangelo Angieri. I tassi applicati erano di gran lunga superiori alla soglia prevista dalle disposizioni normative in materia. Le vittime incappate nella rete degli indagati, principalmente artigiani e piccoli commercianti, sono stare spesso destinatarie di reiterate minacce di chiara matrice camorristica, finalizzate ad intimorirli ed indurli a versare la somma a loro imposta, comprensiva dei tassi usurari. Dalle indagini sono emersi preoccupanti collegamenti tutt’ora esistenti tra alcuni indagati con l’organizzazione camorristica considerata egemonica sul Vallo di Lauro e facente capo alla famiglia Cava. In particolare fa notare la Dda in una dettagliata nota, vanno richiamati i legami in linea di affinità sussistenti tra Augusto Angieri ed il defunto Fiore Cava, per aver quest’ultimo sposato la sorella del primo Raffaelina. Costui fu assassinato con numerosi colpi d’arma da fuoco calibro 12 il 4 giugno 1993 a Taurano, in un agguato di chiara matrice camorristica da collocarsi nell’ambito della faida Cava–Graziano. Lo stesso è fratello di Antonio Cava soprannominato Ndò Ndò, considerato un elemento apicale, congiuntamente a Biagio Cava dell’omonima organizzazione camorristica. Ed ancora Giuseppe Ferraro, alias Peppo o zuoppo, è da sempre ritenuto un fiancheggiatore del sodalizio Cava, per aver ricoperto in passato il compito di autista guardaspalle di Antonio Cava. E’ in tale preoccupante quadro che si inerisce il clima di evidente omertà e scarsa partecipazione delle vittime. Non appare infatti un caso che solo due tra diverse individuate, ormai ridotte in condizioni economiche prossime alla indigenza, abbiano deciso di collaborare, a fronte di una generale reticenza. Nei confronti di uno degli arrestati, in particolare Michelangelo Angieri, è stata disposta dal Gip, la misura degli arresti domiciliari in considerazione della sua età avanzata.

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