Equilibrio delle forme e delle misure, accompagnate da un’attenta riflessione del pensiero storico-filosofico, sono gli elementi che segnano la matrice stilistica degli architetti Elviro Di Meo e Antonio Rossetti. Il principio secondo il quale operano i due autori si basa sul concetto che la vera preziosità del gioiello è nella ricerca progettuale e non nel prodotto. La mostra rivela come l’architettura possa dissimulare un gioiello e il gioiello farsi una micro architettura da indossare. Le opere, accompagnate da bozzetti inediti, testi, disegni di progetto e schizzi di architettura, saranno presentate nel corso della conferenza stampa, in programma mercoledì 3 ottobre (ore 11.00), presso il Complesso Monumentale ex Carcere Borbonico. All’incontro prenderà parte Girolamo Giaquinto, assessore alla Cultura, oltre agli autori, che illustreranno i contenuti della mostra, patrocinata dall’amministrazione provinciale.«La Provincia accoglie con viva soddisfazione questo evento - dichiara l'assessore Giaquinto -. Il polo culturale dell'ex Carcere Borbonico si apre all'arte contemporanea con una mostra che susciterà di sicuro l'interesse di esperti, appassionati e di curiosi». «Il nostro studio – scrivono Di Meo e Rossetti - considera il frammento come elemento analogo. Il frammento, infatti, è un’immagine che viene ridotta alla sua forma essenziale significante. Nella fontana del giardino di Palazzo Querini Stampalia di Venezia, progettato da Carlo Scarpa, costituita dai vari elementi, si è scelto il punto finale. Da questo si è tratta l’immagine più eloquente e da qui un frammento analogo. Una composizione che, riprendendo il senso e pur rispettando le logiche costitutive, attraverso la sua immersione nella personale memnoteca del produttore, si è trasformata in un oggetto - in questo caso un gioiello – che può essere avvicinato al concetto di ideal-tipo crociano. Ideale, in quanto non è la riproduzione fedele della realtà osservata; tipico, perché è la tipizzazione della sua struttura minima significante. Crediamo che i gioielli siano qualcosa di irreale. Nessuna descrizione, per quanto minuziosa, renderà mai totalmente conto del loro carattere magico. Ed è per questo che, se vogliamo comprenderli, dobbiamo tentare di risalire alla loro storia, ricercare il perché come sono stati creati così come sono, in maniera da non giudicarli soltanto un ornamento. Il loro valore estetico è molto spesso indiscutibile, ma sono questi, come si diceva, solo un ornamento destinato ad essere mostrato, oppure dietro di loro vi sono idee, immagini, sensi e significati trascritti con e nell’oro o in altri materiali»? Scrive Renato De Fusco, professore emerito di ‘Storia dell’architettura’ presso l’omonima Facoltà dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, insignito nel 2008 con il Premio alla Carriera ‘Compasso d'Oro ADI’: «Non è solo il pregio dell’arte povera ad identificare i lavori di Di Meo e Rossetti, né si tratta di una novella alchimia; essi hanno altre valenze; non a caso si parla di architettura che, tra l’altro, è l’arte della proporzione, dei rapporti, dell’orchestrare forme e materie diverse. Tali sono infatti i contrassegni dei gioielli in esame, architetture, per così dire, dell’età della miniaturizzazione. Questi gioielli non intendono fare la concorrenza ai gadget pluriuso o ai microcips dei telefonini cellulari che, tra l’altro, sono diventati oggi anche oggetti decorativi e da status symbol; infatti Di Meo e Rossetti non disdegnano di progettare monili dalla forma più ampia che, peraltro, consentono nuove espressioni. A differenza, poniamo, degli anelli la cui forma consente solo articolazioni plastiche e/o simboliche, i monili e le targhe danno la possibilità di articolare figure significative, addirittura narrative a mo’ di sculture di bassissimo rilievo, i cosiddetti stiacciati, una tecnica cara a Donatello. Altra caratteristica degli oggetti sta nel rapporto della loro gratuità con la prevalente componente prestazionale di tutto quanto si produce nel campo del design. Questa reazione all’arte utile, all’usa-e-getta, al gesto obbligatoriamente interessato, all’ipertelia, si motiva soltanto pensando ai gioielli di Di Meo e Rossetti con la corbusiana espressione object à réation poetique».
Progetto Grafico: Francesco Iandolo
Ph.: Patrizio Tesauro
Info: Dal martedì al sabato ore 10.00 – 13.00 a.m.
Martedì e giovedì ore 15.30 – 18.15 p.m.
Sabato ore 15.30 – 18.45 p.m.
Tel + 39 0825/790733
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