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Cultura

Tv e spettacolo, come sono nati i game show e la storia in Italia

Il binomio tra tv e spettacolo viene proposto sul piccolo schermo da svariati decenni e numerose sono le trasmissioni di intrattenimento che si fondano sul gioco vero e proprio. Nel tempo è nata così la specifica espressione di “game show”, che oggi viene utilizzata anche nell'ambito del gaming per indicare specifiche categorie di gioco-spettacolo. Uno degli esempi può essere il game show Crazy Time live oppure Big Quiz, ma online ci sono intere sezioni di questa tipologia di intrattenimento. In origine, però, il game show veniva inteso come un semplice programma televisivo o radiofonico durante il quale i concorrenti, procedendo da soli o in squadra, dovevano sostenere alcune prove per vincere una somma in denaro. Non a caso queste trasmissioni sono spesso indicate anche come “giochi a premi”.

Il più delle volte, quando si parla di televisione i game show vengono individuati nei classici quiz. Il primo vero game show della storia fu “Spelling Bee”, nato a Londra nel 1938. Il gioco consisteva di fatto in una gara di spelling. In America, invece, un paio di anni più tardi fu la volta di “Truth or Consequences”, che riuscì a sbarcare sulla televisione commerciale. Negli anni ‘50 la presenza dei game show nei palinsesti televisivi divenne massiccia negli States e da lì partì l’escalation del fenomeno, che continua ancora ai giorni nostri. Anche se gli spettatori si rinnovano ciclicamente, l’interesse verso questo genere di contenuti non è mai scemato.

Il pubblico si divertiva nel vedere persone comuni mettersi alla prova nell’ambito della cultura generale e finiva spesso e volentieri con l’empatizzare con i concorrenti, immedesimandosi in loro e sperando così nella loro vittoria. Nel 1955 fece storia il trionfo di Joyce Brothers a “The $64,000 Question”, ma negli anni a seguire il mito dei game show cominciò a vacillare a causa delle tante voci di corridoio che parlavano di giochi e risultati truccati e dunque non veritieri. D’altro canto, a lungo andare i montepremi iniziarono a raggiungere cifre sempre più considerevoli.

In Italia, invece, il primo quiz in assoluto fu trasmesso in radio ed era “Botta e risposta” di Silvio Gigli, nel 1944: il premio in palio era un cofanetto dei prodotti pubblicizzati dal programma. Solo 10 anni più tardi arrivò “Il motivo in maschera”, un gioco musicale del compianto Mike Bongiorno, considerato il re del quiz nel nostro Paese. Molti format furono direttamente importati dall’America: è il caso, ad esempio, del famoso “Lascia o raddoppia?”, derivato proprio da “The $64,000 Question” e condotto sempre da Bongiorno. Più raramente ci si ispirava però anche a idee francesi. Nello Stivale, comunque, fu “Lascia o raddoppia?” a diffondere a gran voce il genere, tanto che alcuni locali pubblici chiesero e ottennero di spostarne la programmazione nei palinsesti per via della forte riduzione dei loro incassi. La trasmissione venne addirittura proiettata nei cinema, nei teatri e in Parlamento.

Altri famosi game show italiani della seconda metà del XX secolo furono “Rischiatutto”, “Scommettiamo?” e “Superflash”. Il quiz più longevo è però “Il gambero”, andato in onda Rai Radio 2 dal 1966 al 2000. Una volta constatata la diffusione capillare di questo tipo di trasmissioni, non ci è voluto molto prima che la definizione di telequiz apparisse anche sui dizionari, favorendo anche altre espressioni più gergali come “l’aiutino”, cioè un piccolo suggerimento ai limiti del regolamento che veniva chiesto di frequente dai concorrenti in difficoltà.

Anche in Italia, ad ogni buon conto, i game show non sono stati esenti da critiche e polemiche. Se in America si temeva per la regolarità del gioco già negli anni ‘50, nello Stivale è stato necessario un po’ di più per far saltare i coperchi. Il celebre episodio del tentato imbroglio smascherato da Bongiorno durante “Telemike” fece scalpore nel 1990 e i giornali scrissero per settimane intere di questa storia. Protagonista della vicenda fu la signora Livoli, scoperta nel nascondere dei bigliettini sospetti mentre il conduttore rivolgeva le domande ai concorrenti. A fine puntata la signora fu così squalificata e svenne apparentemente in diretta, ma la vicenda non terminò lì. Tempo dopo la Livoli intentò una causa a Mike Bongiorno e alla trasmissione. Il caso andò semplicemente in prescrizione, ma non mancò di scrivere una pagina memorabile della storia del quiz italiano.

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