La crisi si è fatta sentire. E non poteva essere altrimenti. I commercianti irpini lamentano un drastico crollo dei consumi. E anche quando si è speso, lo si è fatto stando bene attenti al portafogli.
Ad Avellino i negozianti di Via Nappi, centro storico, hanno addirittura preso carta e penna e scritto una lettera al sindaco: “Altro che festa, da noi – si legge nella missiva – si respira aria di funerale. Stiamo preparando la chiusura delle nostre attività”. Critiche anche all’indirizzo del direttore della Confcommercio, Oreste La Stella, che nei giorni scorsi aveva parlato, secondo gli esercenti, di consumi in crescita.
Insomma, troppa attenzione al salotto buono della città, al Corso Vittorio Emanuele. Poca, invece, per il centro storico, dove le strade sono rimaste deserte.
Negozi vuoti anche sul tricolle. La conferma arriva dall’assessore al ramo Manfredi D’Amato. Consumi in picchiata del 5,6% nel settore degli alimenti. Punte ancora più alte per quanto riguarda l’abbigliamento, dove si spera di recuperare, con i saldi, a partire dal 2 gennaio. L’assessore sottolinea la mancanza di disponibilità economica delle famiglie. Conseguenza della cassa integrazione, del ritardo nei pagamenti delle tredicesime, soprattutto, dei troppi lavoratori, come quelli delle comunità montane, senza stipendio da mesi.
Per ristoranti e agriturismi, un bilancio potrà essere fatto solo dopo il capodanno. In ogni caso, le prenotazioni appaiono in calo rispetto agli anni precedenti.
Pochi sono stati anche quelli che si sono concessi una mini vacanza. Tra le mete più gettonate, le città d’arte del belpaese. Mentre gli irpini amanti della neve hanno scelto, anche per i costi contenuti, una puntata sul Laceno.
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