Il Decreto Infrastrutture, introdotto per snellire e potenziare la macchina degli investimenti pubblici, sta avendo effetti rilevanti anche sulle dinamiche del subappalto. Un tema cruciale per le imprese che operano nel settore dei lavori pubblici, soprattutto per quelle in possesso di certificazioni SOA, che rappresentano oggi una condizione essenziale per accedere a molte gare. Conoscere le categorie SOA (in tal senso è utile l’approfondimento degli esperti di SoaSemplice, azienda attiva da anni nel settore), e comprenderne l’impatto sulle opere scorporabili, significa potersi muovere con maggiore consapevolezza nell’ambito degli appalti pubblici, evitando errori che potrebbero compromettere l’intera partecipazione.
Le novità introdotte dal provvedimento si innestano in un contesto già segnato da modifiche normative recenti, come il Nuovo Codice Appalti e i correttivi del 2025, e intervengono in particolare sulle modalità di affidamento in subappalto. Uno dei punti cardine riguarda la distinzione tra lavorazioni prevalenti e secondarie, le cosiddette opere scorporabili. Per queste ultime, il Dl Infrastrutture stabilisce limiti stringenti e introduce una serie di tutele volte a garantire che le imprese esecutrici siano effettivamente qualificate a svolgere i compiti assegnati. Questo comporta una maggiore responsabilità sia per il contraente principale, sia per l’impresa subappaltatrice, che deve possedere adeguati requisiti tecnico-economici.
Una delle principali novità è la ridefinizione delle soglie per il subappalto e l’obbligo, in alcuni casi, di indicare le categorie SOA fin dalla fase di offerta. Per le imprese già qualificate, questo significa dover monitorare con attenzione l’evoluzione delle classificazioni e delle opere specialistiche, mentre per chi intende esternalizzare porzioni rilevanti dei lavori, è fondamentale scegliere partner in possesso di attestazioni valide e aggiornate.
Non meno rilevante è la questione delle tempistiche: il nuovo decreto interviene anche sulla durata massima dei subappalti e sui tempi di comunicazione e autorizzazione da parte delle stazioni appaltanti. La logica è quella di velocizzare i processi, ma senza ridurre i livelli di controllo, specie nei settori più sensibili. Alcuni osservatori sottolineano come la coerenza tra categorie SOA possedute e lavorazioni appaltate stia diventando un criterio implicito per la valutazione dell’affidabilità di un’impresa, elemento che potrebbe influenzare in modo significativo le strategie di qualificazione nel medio-lungo periodo.
In parallelo, le aziende devono fare i conti con un mercato che si sta riassestando dopo le forti sollecitazioni ricevute tra il 2020 e il 2024. L’impennata degli investimenti in infrastrutture, favorita anche dal PNRR, ha spinto molte realtà a specializzarsi in settori tecnici avanzati, con un conseguente aumento della domanda di subappaltatori con elevate competenze. Il Dl Infrastrutture interviene anche in questo ambito, tracciando linee guida più chiare su ruoli e responsabilità, ma senza eliminare del tutto le incertezze operative che da anni caratterizzano il settore.
In questo scenario, mantenere la propria certificazione SOA aggiornata, monitorare le categorie di riferimento e investire nella formazione tecnica sono diventati aspetti non più accessori ma centrali. Le imprese che sapranno coniugare flessibilità operativa con solidità amministrativa saranno più pronte ad affrontare le sfide di un mercato che chiede rapidità, affidabilità e capacità di adattamento normativo.
Non si tratta soltanto di rispettare un obbligo documentale: le attestazioni SOA, e in particolare la loro coerenza con le lavorazioni effettive, rappresentano una forma di garanzia sia per le pubbliche amministrazioni che per il sistema economico. Il Dl Infrastrutture, con le sue nuove previsioni in materia di subappalto e opere scorporabili, rafforza questa direzione, rendendo sempre più chiaro che la qualificazione non è un passaggio formale, ma un presidio di qualità e trasparenza nei lavori pubblici.
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