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Economia

Irisbus, Di Pietro interroga Passera: riaprire lo stabilimento

di pietro

“Garantire la ripresa della produzione di autobus e i posti di lavoro alla Irisbus di Flumeri, favorendo le manifestazioni d’interesse da parte di quegli investitori, anche stranieri, per ridare ossigeno allo stabilimento di Avellino e all’importante indotto che si è sviluppato negli anni”.

E’ quanto chiede il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, in un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera. Nell’atto ispettivo, il presidente IdV chiede di “convocare urgentemente i rappresentati delle aziende dell’indotto Irisbus al fine di valutare insieme a loro e alle parti sociali la validità delle loro proposte”. “Il ministero dello sviluppo economico – spiega Di Pietro nell’interrogazione - ha affermato più volte che avrebbe seguito la vertenza e lo scorso 21 settembre ha proposto all’Irisbus di continuare l'attività produttiva fino al 31 dicembre 2011, per consentire nel frattempo la ricerca di eventuali imprenditori interessati all'acquisizione del sito e permettere così la ricollocazione di un'ulteriore parte dei lavoratori interessati presso altre aziende del gruppo Fiat Iveco. Lo scorso 30 settembre, l’azienda ha invece aperto la procedura di mobilità per tutti i dipendenti”. Di Pietro sottolinea che “la dismissione dell'unico stabilimento che produce autobus in Italia è stata decisa della Fiat dopo la chiusura degli impianti di Termini Imerese e Imola, in un crescente abbandono di realtà produttive nel nostro Paese” e  ricorda come l’esecutivo non “abbia assunto gli atteggiamenti necessari per salvaguardare le produzioni nazionali, a differenza di quanto fatto ad esempio dal governo tedesco, francese o statunitense”. Per il leader IdV “la totale mancanza di una chiara politica industriale da parte del governo, nel campo del trasporto pubblico come in altri settori, rende possibile la ‘fuga’ dal nostro Paese da parte di gruppi industriali come la Fiat che, pur continuando a usufruire di finanziamenti pubblici, non vengono mai chiamati alle proprie responsabilità nell’interesse generale del paese, dell’economia e dell’occupazione.  Ad esempio, non esiste e non vi è l’interesse da parte dell’attuale governo nel definire un piano nazionale dei trasporti, di rinnovo del parco vetture”. “L’Italia – continua Di Pietro nell’interrogazione - non può disperdere in questo modo l’enorme patrimonio manifatturiero nella produzione industriale di autobus proprio in un momento in cui a livello mondiale si favorisce l’utilizzo dei mezzi collettivi e di autobus a basso impatto ambientale, mentre in Italia i mezzi circolanti sono vecchi e ad altissimo potenziale inquinante". Per questo motivo “occorre perseguire la ricerca di eventuali investitori, anche stranieri, interessati a produrre mezzi di trasporto pubblico in Italia, a partire dall’azienda Irisbus di Avellino, e  bisogna prevedere risorse a sostegno di un piano nazionale del trasporto pubblico, che punti sull’innovazione dei prodotti e sulla sostenibilità ambientale". “Produttività e costi dell’impianto di Valle Ufita - conclude - sono competitivi e perciò risulta incomprensibile chiudere uno stabilimento in Italia e poi far acquisire dalle amministrazioni locali, con i soldi pubblici, prodotti costruiti in Francia e in Repubblica Ceca”.

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