Ecco il testo del documento approvato in consiglio provinciale sulla gestione del servizio idrico:
Con la legge regionale n. 15/2015 la fase degli affidamenti provvisori del servizio idrico è destinata, con intervalli diversi per i singoli gestori, a finire, e l'Ente Idrico Campano dovrà provvedere agli affidamenti definitivi nel rispetto delle norme vigenti.
Spetta ai Comuni, rappresentanti generali degli interessi sul territorio interrogarsi se esistano delle opzioni alternative, se esista uno spazio e quali ne siano i confini per una soluzione che rispetti alcuni principi fondamentali da cui non si può derogare.
A questa riflessione dei Comuni è doveroso che la Provincia aggiunga la sua, innanzitutto per essere il Consiglio Provinciale, comunque, l’unico luogo di sintesi istituzionale rappresentativo dell’intero territorio provinciale e, quindi, anche dei Comuni non facenti parte dell’Alto Calore, tra i quali i tredici che hanno sollecitato di essere rappresentati nella discussione.
Ma anche per la particolare condizione di essere la Provincia uno dei maggiori azionisti del soggetto gestore, l’ACS, più importante che opera in Irpinia.
L’interesse di questo territorio non è solo quello, alla pari degli altri, di avere un servizio idrico in grado di soddisfare al meglio l’utenza. Essendo l’Irpinia il serbatoio idrico più importante non solo della Campania ma dell’intero Mezzogiorno il nostro territorio è chiamato a sacrifici ambientali straordinari che ne hanno impoverito a dismisura l’ecosistema per assicurare, senza sostanziali “risarcimenti” l’approvvigionamento della risorsa idrica non solo per la maggior parte della Campania ma anche per la vicina Puglia. Inoltre, è giusto non sottovalutare il conseguente impoverimento dell’ecosistema, ricordandoci l’importanza della captazione del deflusso minimo vitale dei fiumi a tutela della flora e della fauna. La nostra provincia, infatti, è l’unica in regione Campania che ha presentato ben due “Contratti di Fiume” (Ofanto e Calore). Sarebbe perciò oltraggioso, per questo territorio, una perdita di autonomia che rappresenterebbe un ulteriore scippo della sua principale risorsa naturale.
Ogni possibile azione politica ha il dovere di tenere presente il dato referendario che, di fatto, nel rispetto del quadro normativo, ci impone prioritariamente di verificare la possibilità della gestione pubblica del servizio idrico integrato. La legge 164/2014 (Sblocca Italia), ha imposto il rispetto del principio di unicità della gestione all’interno dell’ambito territoriale ottimale e la legge regionale n.15/2015 ha introdotto, all’art. 21 comma 6, una disciplina transitoria, in attesa dell’affidamento definitivo da parte dell’EIC, che offre, nelle more, agli attuali affidatari del servizio, la possibilità di realizzare sinergie operative anche attraverso operazioni societarie volte all’aggregazione e razionalizzazione delle gestioni esistenti. Risulta chiaro che la legge prevede tra le possibilità che gli attuali gestori possano aggregarsi.
Ma questa opzione non significa non avere consapevolezza che la gestione pubblica virtuosa è la prima opzione su cui è opportuno pronunciarsi.
Non si tratta, però, di fermarsi alla enunciazione di un principio. Questo resta vuoto se tutti non saremo in grado di indicare soluzioni percorribili che possono consentire il raggiungimento del vero obiettivo della gestione pubblica in servizi essenziali che è l’efficacia, efficienza ed economicità del servizio nell’esclusivo interesse dell’utenza, garantendo qualità, continuità, oggettività del servizio stesso a tariffe sostenibili, in uno con la tutela di un ambiente del quale l’acqua superficiale è elemento essenziale e irrinunciabile.
Una gestione pubblica virtuosa si realizza solo a certe ineliminabili condizioni:
- una gestione manageriale dell’ente e un condizionamento della politica limitato alla formulazione degli indirizzi strategici;
- una sostanziale capacità di garantire un perdurante e strutturale equilibrio economico, attraverso una capacità di autofinanziamento degli indispensabili interventi che consentano di mantenere in efficienza gli impianti e le reti, a partire da quelle di distribuzione interna dove si accumula una pesante ed insostenibile perdita che è una delle ragioni dell’insopportabile costo dell’energia per il pompaggio in profondità ed una delle cause del mancato rispetto del “minimo vitale” di scorrimento nei corsi d’acqua superficiale;
- una gestione finanziaria in equilibrio.
E’ per queste ragioni che pregiudiziale ad ogni successivo passaggio è una radiografia veritiera dello stato delle aziende che in questi anni hanno gestito il servizio in Irpinia, a partire, ovviamente, dall’ACS.
Ogni valutazione sui percorsi futuri in ogni caso non può che partire dalla verifica, affidata oltreché al Consiglio di Amministrazione, al presidente e ai rappresentanti dei Comuni, se l’ACS possa essere il fulcro, la base, il soggetto su cui costruire le scelte future. E perciò non può prescindere:
a) da un quadro finanziario chiaro dell’azienda, che derivi da una severa pulizia delle partite creditorie iscritte a bilancio e la cui esigibilità sia precaria e, viceversa, da un altrettanto chiaro quadro delle partite passive, in cui sia considerato con attenzione certosina l’eventuale incidenza anche di passività latenti da contenziosi in itinere;
b) da una analisi attenta sulle ragioni strutturali e manageriali che hanno impedito di garantire positivi risultati di esercizio;
c) da una ipotesi di profonda ristrutturazione organizzativa dell’azienda;
d) dalla valutazione degli investimenti necessari e delle fonti finanziarie a cui attingere per rimuovere le deficienze evidenti degli impianti e delle reti.
Tutto ciò premesso e considerato;
Il Consiglio Provinciale
fa proprie le considerazioni sviluppate in narrativa e conseguentemente affida al Presidente o suo delegato, sia nella sua funzione istituzionale di rappresentante dell’intero territorio irpino, sia di quella di rappresentante dell’azionista Provincia nella sede dell’Assemblea dell’ACS, di attivare tutte le iniziative necessarie perché il percorso prefigurato che vede l’ACS come fulcro sia perseguito con tenacia ed efficacia, valutando, nell’interesse del territorio, tutte le opportunità offerte dalla legge regionale n.15/2015, ivi comprese quelle previste dall’art, 21 comma 6 della citata legge.
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