Intellettuale, studioso, professore illuminato, scrittore, comunista. Non è facile definire Federico Biondi, insieme è stato tutto questo, ma anche altro. Una storia lunga quasi 90 anni che si è spenta ieri sera nella sua casa di via Dalmazia ad Avellino.
Padre nobile della sinistra irpina, amato dai compagni e stimato dagli avversari, Biondi ha attraversato e raccontato la guerra fredda e la contrapposizione dei blocchi. Lo ha fatto da esponente del Pci e da studioso. Negli anni settanta con Ciriaco De Mita e Antonio Aurigemma diede vita al laboratorio avellinese per trovare un punto d’incontro tra comunisti e democristiani. Memorabili i suoi interventi in consiglio comunale. Oggi in tanti, da tutti gli schieramenti politici, lo ricordano con affetto. Numerosi i messaggi di cordoglio. Gianni Festa, direttore dell’Corriere dell’Irpinia, conosceva bene Biondi: un collaboratore del giornale, ma anche un amico, un intellettuale animato da una passione politica che oggi si stenta a ritrovare.
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