È pronto a lavorare ancora per il Sud l’ex presidente della Regione Stefano Caldoro uscito sconfitto dalle elezioni di domenica scorsa. E lo vuole fare da capogruppo dell’opposizione pensando anche alla formazione di un grande movimento che unisce tutti. L’ex governatore non perde tempo e lancia un affondo al neo presidente Vincenzo De Luca e al sindaco di Napoli de Magistris considerandoli due personaggi che, tra bandane e interventi da operetta, e legati da un filo rosso, rappresentano un misto di folklore e macchiettismo. Ma il vero problema per Caldoro è che nascondono una forte carenza amministrativa e culturale». Poi Caldoro mette punti fermi sul suo operato in cinque anni a Palazzo Santa Lucia: «Io sono sostanza altro che immobilismo perché abbiamo salvato la Regione dalla deriva greca. Napoli e la Campania meritano di meglio che farsi rappresentare da De Luca e de Magistris». Caldoro non risparmia nemmeno Ciriaco De Mita, vero ago della bilancia di questa competizione elettorale, tanto da considerarlo un trapezista che passa di qua e di là senza vere motivazioni e a quasi 90 anni si permette di rinunciare anche alla rete. A proposito di alleanze Caldoro conferma di non essersi pentito di aver escluso i cosentinianidall’alleanza perché i compromessi hanno meno importanza della coerenza e della trasparenza. Intanto Caldoro, sicuro della sospensione del neopresidente De Luca per effetto della legge Severino, attraverso un’analisi del voto sostiene che nella sconfitta hanno pesato i sistemi di potere di Avellino e Salerno e il dimezzamento dei voti di Forza Italia sulla media regionale.
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