Sbatte la porta ma non toglie il disturbo, anzi promette un rinnovato impegno per un Partito Democratico libero da logiche padronali. La verità di Caterina Lengua sulla sua mancata ricandidatura alla segreteria provinciale è animata da rabbia ed è densa di stoccate velenose. Nel mirino c’è soprattutto lui, il senatore Enzo De Luca: ‘’Verso il quale –dice con amarezza Lengua – sono stata leale fino al disumano. Per sostenerlo alle ultime politiche, ricordo, ho persino rinunciato ad un posto sicuro in parlamento''. L’ormai ex segretaria fa la cronistoria delle ore convulse che hanno portato ala sua defenestrazione: ‘’Venerdì scoro mentre stavo per presentare la candidatura mi arriva la telefonata del Senatore De Luca con la notizia che il candidato alla segreteria dell’area franceschini non sarei stata io ma Carmine De Blasio’’. Una telefonata giunta dopo un vertice a tre tra De Luca, D’Amelio e Famiglietti. Lengua oggi non pronuncia la parola tradimento, anche se il senso è lo stesso.
Fin qui l’attacco a De Luca e a chi, pur avendo sempre elogiato il suo lavoro, poi l’ha pugnalata alle spalle. Caterina è stata sacrificata sull’altare dell’intesa tra renziani, franceschiniani, lettiani e la sinistra della D’Amelio. Ma non solo, anche per dissensi interni alla sua stessa componente. Su chi sosterrà al congresso tra De Blasio - a questo punto da escludere - Ricciardi, De Pietro, Todisco o Caputo, la segretaria non si esprime, anche se appare obbligata la convergenza sul nome di Ricciardi.
Commenta l'articolo