Passato l’entusiasmo per la vittoria, i vecchi nodi vengono al pettine. Per Vincenzo De Luca, trionfatore delle primarie democratiche, non c’è solo Stefano Caldoro da battere. L’ostacolo più grande lungo la strada che porta a Palazzo Santa Lucia è la legge Severino. Norma in virtù della quale, se eletto presidente della Regione, sarebbe immediatamente sospeso dall’incarico per via della condanna in primo grado per abuso d’ufficio con annessa interdizione dai pubblici uffici. Stranamente la legge prevede che De Luca possa essere candidato ma non eletto. A quel punto non gli resterebbe che fare ricorso al Tar, come ha già annunciato, nella speranza che il Tribunale sospenda la sospensione e lo reintegri nella carica di presidente. Insomma, un po’ come accaduto per De Magistris, rimesso al suo posto qualche giorno dopo la sospensione. Scenario tutt’altro che improbabile anche a Palazzo Santa Lucia. L’altra strada per aggirare l’ostacolo sarebbe quella di cambiare la legge Severino, cosa che il premier Renzi per il momento esclude: farlo in campagna elettorale sarebbe un suicidio politico. Ma l’ipotesi non è peregrina: la Severino così com’è non piace a nessuno.
Tutta la vicenda è una manna dal cielo per centrodestra e grillini, che certamente utilizzeranno l’argomento dell’ineleggibilità per mettere in piedi una campagna mediatica martellante.
Intanto si placano le polemiche intorno alla trasparenza del voto. Diversamente da quanto paventato ieri, gli sconfitti hanno annunciato di non voler presentare alcuni ricorso. Anzi, da tutte le correnti è arrivato l’impegno a sostenere lealmente De Luca.
Il candidato in pectore è già a lavoro su squadra e alleanze. Saranno tre le liste cosiddette del presidente, mentre per la coalizione si punta a coinvolgere tutto il centrosinistra e, soprattutto, l’area di De Magistris, fondamentale per conquistare il palazzo. Porte aperte anche agli elettori di centrodestra delusi da Caldoro.
Il governatore in carica per il momento resta a guardare e lavora alla costruzione della sua coalizione cercando di convincere Area Popolare. Caldoro si dice sicuro che ''il passato non tornerà, che ora la Campania è la regione della speranza e che nessuno ha voglia di tornare indietro e affidarsi alle vecchie facce della politica’’.
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