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Pd, rigettato il ricorso della sinistra. Fierro: ''Non ce ne andiamo''

Pd

''La Commissione regionale per il Congresso, riunita il seduta telematica ha respinto il ricorso da me presentato per l’annullamento del tesseramento 2013 di Avellino e di conseguenza del Congresso Provinciale.
Giustizia è fatta: chi, come me, ha denunziato fatti insussistenti o irrilevanti al solo scopo, come dice De Blasio, di denigrare il PD, è servito. 
Ad Avellino tutto è andato secondo le regole e nel pieno rispetto anche delle più elementari norme di correttezza: è stata una bella festa di democrazia e di serietà!
Insomma, per dirla tutta, è solo una invenzione quella del presunto indegno spettacolo sotto via Tagliamento con il reclutamento pagato pro manibus. Sono invenzioni i pacchetti di tessere pagati da chi sa chi: ad Avellino il nuovo corso renziano-neocentrista del PD è stato salutato con tanto entusiasmo e condivisione da smuovere passioni sopite, eccitare la voglia di esserci anche a scapito della crisi, accettando salassi per nuclei familiari di decine e decine di euro…
E così è invenzione dire che le schede nell’urna di Teora riguardassero persone che non aveva ancora votato ed è una becera menzogna che il tutto sia venuto alla luce solo perché una di loro si era presentata al seggio dove risultava avesse già votato.
Sono preconcette contrapposizioni personalistiche applicare anche ad adamantine figure come la Grella e Laurenzano le norme che vietano l’iscrizione al PD a coloro che si sono candidati in altre liste laddove era presente una lista del PD, in quanto le norme vanno applicate politicamente, discernendo e non facendo di tutta l’erba un fascio.
Tutto bene, quindi: De Blasio, il segretario eletto di questo rinnovato partito, di esso è la specchiata rappresentanza, l’immagine più vera.
Personalmente accetto il verdetto: il PD dice “io sono questo”, “chi vuole starci ci stia, chi non vuole vada via!”.
E lo dice a Napoli ed a Roma, dopo averlo detto a chiare lettere ad Avellino.
E’ il nuovo PD nazional-popolare di Renzi e Franceschini, se vogliamo stare alle dichiarazioni del Sindaco di Firenze che “in corsa le regole non si cambiano”. Renzi, colui che ha imposto di aprire porte e finestre a tutti i venti, difende la sua scelta. Questo è il partito che vuole, forse proprio perché un partito che agli occhi degli italiani appia come il PD è apparso in queste ore, consente al leader di farne l’uso che vuole, il piedistallo delle sue personali ambizioni, la claque per le sue istrionesche uscite.
Perché, allora, non andare via, perché restare a condurre inutili battaglie contro i mulini a vento, a condividere l’appartenenza allo stesso soggetto politico con personaggi con i quali in privato evitereste anche di prendere un caffè?
E’ la domanda che mi sento rivolgere da tanti, da troppi. E’ la domanda che ci hanno rivolto in tanti semplici militanti giovani e meno giovani in queste settimane.
Io credo che si debba restare, perché il PD non è solo Renzi e quelli che la pensano come lui.
In queste ore, forte e chiaro si è levato, con il tono pacato che lo caratterizza, con il senso di responsabilità che gli curva le spalle, il rifiuto di Cuperlo di accettare questo stato di cose.
Si resta, allora, perché nel PD ci sono ancora energie per condurre una battaglia. E non è detto che la vinceranno gli altri; non lo so se l’otto dicembre, fra sei mesi o fra un anno. Io so solo che con questi qui il PD andrà a sbattere. E l’Italia non può permettersi che questo avvenga o che avvenga in modo irrimediabile''.
Lucio Fierro, dirigente Pd

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