Il film è già visto, solo che questa volta a scontrarsi con Stefano Caldoro non è Nicola Cosentino, ma il suo successore, il commissario regionale del Pdl Francesco Nitto Palma. Ad agitare le acque del centrodestra campano è il vento di rimpasto che spira su palazzo Santa Lucia e le dichiarazioni del governatore in materia di giustizia. Per Caldoro il Pdl non deve essere un partito antigiudici. Apriti cielo. L’affermazione ha suscitato l’ira degli stati maggiori berlusconiani. Ma lo scontro viene da lontano. Casus belli, le accuse lanciate a più riprese dal governatore sulla presunta inefficienza dei parlamentari campani a rappresentare le ragioni del Sud, ma anche sullo stato del Popolo della libertà in generale. Palma e Caldoro, hanno persino annunciato, in modo ironico, di essere pronti a sfidarsi a duello.
I problemi di fondo sono due: l’insoddisfazione per il partito di Berlusconi rispetto al lavoro che si sta facendo in Regione, e la richiesta, ancora non esaudita, di avere una maggiore rappresentatività in giunta. Sul punto, che poi è quello che divide, Caldoro ha fatto spesso orecchie da mercante. Oggi però una decisione deve essere presa.
Al presidente i dirigenti del Pdl contestano anche di voler mantenere il piede in due scarpe. Caldoro è, infatti, tuttora il leader nazionale del Nuovo Psi, uno di quei partiti minori, interni al Pdl, ma con una struttura propria. L’affondo arriva anche da Avellino. Sibilia ha già fatto sapere che l’Irpinia ha dato un contributo fondamentale alla vittoria di Caldoro e che quindi per il Pdl è giunta l’ora di avere un assessore.
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