Sono circa le 23 quando Vincenzo De Luca dalla sua Salerno sale in macchina per raggiungere Napoli. Inutile attendere il dato definitivo, il futuro è già scritto. Poco dopo l’inizio dello scrutino, il sindaco decaduto spicca il volo e stacca Andrea Cozzolino. Finirà 52 a 45, in termini percentuali. In termini di voti, De Luca ne porta a casa ben 73.596. Quasi 64 mila quelli per Cozzolino. Il socialista Di Lello, con il 3,68%, resta a guardare. Buona l’affluenza. Nonostante i continui rinvii, il rischio brogli, le polemiche della vigilia, il ritiro di Migliore e Di Nardo, l’appello a disertare di Saviano, oltre 160mila campani hanno scelto di partecipare.
Appena mette piede a Napoli, tra l’entusiasmo dei suoi, De Luca suona la carica e lancia la sfida a Caldoro: ‘’Ora si apre una nuova pagina- tuona. Abbiamo ripristinato l’onore del partito. La vera campagna elettorale inizia adesso’’. Lapidario aggiunge: ‘’In Regione faremo la rivoluzione’’: auspicio o minaccia, dipende dai punti di vista.
Come prevedibile, De Luca stravince a Salerno, ma si afferma anche in Irpinia e in Terra di Lavoro. Arriva secondo, invece, a Benevento, così come a Napoli, dove però il distacco è minimo grazie all’exploit in alcune roccaforti della provincia che sulla carta avrebbero dovuto scegliere Cozzolino.
Dunque, il dado è tratto. Il candidato governatore del Pd da oggi è Enzo De Luca. Come cinque anni fa, il sindaco sceriffo sfiderà l’uscente Stefano Caldoro. Allora, colpa anche dell’eredità lasciata da Bassolino, De Luca prese una batosta. Adesso ha l’occasione storica della rivincita. A lui il compito di mettere in campo una squadra credibile e una coalizione forte, tutta da costruire. Pesa però come un macigno l’intricata vicenda giudiziaria. Ad oggi De Luca, se dovesse vincere, non potrebbe accomodarsi sulla poltrona di presidente per via delle note vicende e per le conseguenze della legge Severino: in particolare, per la condanna in primo grado ad un anno di interdizione dai pubblici uffici. Insomma, una brutta gatta da pelare nei prossimi gradi di giudizio. Ma oggi è il giorno della festa. Non è così, ovvio, per Cozzolino, per Migliore, ma neanche per i renziani e per quanti queste primarie avrebbero volute affossarle.
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