“L’accordo tra Governo e Regioni sui costi standard da applicare in Sanità non convince, perché costruito più su un'astrazione che su una lettura della realtà che possa determinare riduzione di sprechi e innalzamento della qualità".
E’ quanto dichiara Giuseppe De Mita, deputato del gruppo “Progetto per l’Italia” e componente della Commissione Bilancio alla Camera, in riferimento all’intesa raggiunta nell’ambito della Conferenza Stato – Regioni, in particolare rispetto alla definizione dei costi standard che restano ancorati al criterio anagrafico della popolazione. “L'accordo non convince, in primo luogo – dichiara ancora l’onorevole De Mita - perché la standardizzazione generalizzata non tiene conto che per alcune prestazioni il costo deve avere a riferimento la realtà, non una media. Altro è pretendere l'efficienza della prestazione ad un costo ragionevole, altro è fissare un valore del costo in astratto. In secondo luogo, perché mantiene come unico criterio di riparto del fondo sanità quello anagrafico: di più alle Regioni con la media di età più alta, di meno a quelle con la media più bassa. Al di là del fatto che cosi la Campania riceve meno risorse, la questione è che la spesa va orientata sul bisogno e il bisogno lo si ricava dagli indici di deprivazione e innanzitutto dalla media sull'aspettativa di vita. Il fatto che si continui ad ignorare questo dato, lascia un'ombra sull'intelligenza degli interventi che si stanno operando”.
“Se i sacrifici – così conclude De Mita - non hanno l'evidenza di un miglioramento dei servizi per tutti, ma diventano occasioni per nuove forme di privilegio, ancorché involontarie, non ci si sorprenda poi della sfiducia della gente".
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