La mobilitazione parte dal web. Martedì mattina gli avellinesi si ritroveranno in piazza per difendere lo status di città capoluogo. Dopo l’ok del Governo al Decreto che riordina le Province, i cittadini scendono in campo. Gli avellinesi non ci stanno a cedere lo scettro a Benevento solo perché, come stabilito dalla norma, conta 6 mila abitanti in più.
Sono preoccupati che la città possa perdere uffici istituzionali e politici, aggravando così la già difficile situazione economica.
In effetti sulla questione regna ancora molta incertezza. E’ bene ricordare che è la Provincia di Benevento ad essere soppressa ed accorpata con Avellino. Proprio per compensare i sanniti, i politici beneventani, in particolare Mastella e Viespoli, hanno fatto pressione sul Governo affinché introducesse la norma sul capoluogo.
In ogni caso l’Irpinia non diventerà provincia di Benevento, piuttosto sarà il contrario.
Mentre la piazza si mobilita, si spera anche di vincere la battaglia in Tribunale. Sia Palazzo Caracciolo che la Regione Campania, infatti, si sono rivolti rispettivamente al Tar del Lazio e alla Corte Costituzionale sollevando l’incostituzionalità del decreto del governo perché non coinvolge i territori nelle decisioni, così come stabilito dalla costituzione.
Altro motivo di contestazione avanzato dalla Provincia, riguarda proprio lo status di capoluogo: se Palazzo Caracciolo ha tutti i requisiti per rimanere in piedi e non è oggetto di riordino non si capisce perché debba consegnare il capoluogo al Sannio che non ha i requisiti. Insomma, la battaglia sarà combattuta in punta di diritto. C’è, infine, un’altra strada che si può percorrere: quella degli emendamenti in fase di conversione del decreto legge. I parlamentari irpini si preparano a fare fronte comune. I giorni di tempo sono sessanta, sempre che il governo non metta la fiducia sul provvedimento. Sulle barricate il presidente Sibilia: "Ci sentiamo fortemente penalizzati - ha detto - è devastante pensare che Avellino perderà la sua titolarità di Comune capoluogo. Non ci rassegniamo ad un sopruso del genere. La Corte dei Conti dovrà riconoscere quello che è un diritto sancito dalla Costituzione. Se riordino deve essere, dovrà riguardare tutta la Regione Campania e non solo Irpinia e Sannio. Avellino, paradossalmente, pur avendo tutti i requisiti per restare Provincia, sarà il territorio più penalizzato". Una cosa è certa, capoluogo a parte, a partire dalla fine dell’anno prossimo le province non saranno più le stesse. Verranno infatti classificate come ente di secondo livello, e quindi non più elette direttamente dai cittadini, ma dai consigli comunali che ne fanno parte, sulla falsariga di ciò che avviene nelle comunità montane.
Confermata anche l’abolizione degli assessorati. Già a partire dal 1 gennaio 2013, infatti, le giunte saranno soppresse e il presidente potrà essere affiancato da un massimo di tre consiglieri.
Secondo inidscrezioni riportate anche dal Corriere della Sera, il nuovo nome della Provincia sarà ''Ave-Sannio''.
Intanto così Pasquale Giuditta si inserisce nel dibattito sul riordino delle province che vede la polemica tra il senatore Viespoli e l’europarlamentare Mastella. “Bisogna ragionare in termini di esclusivo interesse della collettività, senza cercare necessariamente la paternità di alcune scelte”. “E’ devastante ed umiliante per i cittadini, specie in questo momento così delicato, volersi intestare la rivendicazione di un emendamento. Cosa importa se è stato proposto da Viespoli o Mastella? Su questo decreto è importante discutere esclusivamente per l’interesse della collettività”. Pasquale Giuditta, primo cittadino di Summonte ed ex parlamentare, non accetta le inutili polemiche e le rivincite personali. “La contesa politica non porta da nessuna parte. Anzi, è un elemento che negli anni ci ha fatto accumulare ritardi in quanto non sono stati mai messi al centro i cittadini. Questo modo di affrontare i problemi non serve. Oggi c’è bisogno di mettere insieme due realtà e far si che insieme diventino un’unica forza. Le rivendicazioni rappresentano un arretramento della politica. Questi non sono i primati della politica, ma sono gli arretramenti della politica. – prosegue Giuditta – Guardiamo insieme con grande attenzione, se questo decreto sarà realmente definitivo, cercheremo di ragionare nell’esclusivo interesse dei cittadini, senza rivendicare partenità. Del resto – prosegue Giuditta – queste sterili polemiche fanno semplicemente emergere che l’attuale classe dirigente non ha più proposte ma si appellano a delle “furbate”. “Trattandosi di un passaggio parlamentare che deve essere ancora approvato, manca il passaggio parlamentare definitivo, proporrò ai nostri parlamentari irpini di fare un altro emendamento, ovvero di stabilire che il capoluogo venga scelto dai sindaci di Irpinia e Sannio con una votazione a maggioranza. Sarebbe più opportuno e legittimo che nell’ambito di queste due realtà che arrivano ad una fusione, il capoluogo di questa nuova provincia sia stabilito dai sindaci. Se non altro garantirebbe una maggiore democrazia, trasparenza e rappresentatività. Sarebbe questo un emendamento più legittimo per due territori che si mettono insieme: il capoluogo va deciso a maggioranza. E il capoluogo, potrebbe anche non essere Avellino o Benevento ma una realtà che sia una sintesi tra le due province. Il capoluogo che deve rappresentare questi due territori non può essere determinato certo da 5000 mila abitanti in più. Se immaginano che con un emendamento hanno risolto il problema, si sbagliano. Se queste sono le “furbate” e va avanti il provvedimento credo che sia doveroso affidare la scelta alla maggioranza. Diamo la parola ai sindaci che sono protagonisti sul territorio e lo rappresentano. Tale emendamento – conclude l’ex parlamentare irpino - potrebbe risolvere anche i problemi di contrasto in altre realtà italiane. Potrebbe portare ad un equilibrio tra le scelte del Governo, che si limita alla razionalizzazione dei costi, e i sindaci che dovrebbero stabilire l’organizzazione territoriale, dei vari uffici ed organismi, tenendo conto i principi di efficacia, efficienza ed economicità”.
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