Il deputato di Scelta Civica, Angelo Antonio D’Agostino, è intervenuto questa mattina in Aula all’interno della discussione relativa alle iniziative per la bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale, con particolare riferimento alla situazione nella cosiddetta Terra dei fuochi.
Di seguito il testo del suo intervento:
“Il territorio della Campania che oggi è tristemente noto come “Terra dei fuochi”, un tempo era “Terra di fertilità”, non soltanto per i prodotti agricoli eccellenti che forniva, ma anche per la sua centralità rispetto a due province – quella di Napoli e quella di Caserta – ricchissime di bellezze naturali e storiche, e perciò potenzialmente ricche di prospettiva turistica. Questa circostanza è già da sé sufficiente per autorizzarci a parlare di “Terra dei Fuochi” come di una “emergenza nazionale” e non locale. I danni da inquinamento subiti dal quel territorio e dalla comunità che lo popola, con le previsioni drammatiche degli scienziati per la salute di centinaia di migliaia di cittadini, sono danni che ha subito l’intera collettività nazionale. E sono danni – non dobbiamo dimenticarlo – provocati, sì, dalle organizzazioni criminali della Campania, ma con i rifiuti tossici e addirittura con le scorie nucleari provenienti soprattutto dal Nord Italia, oltre che dalla Germania. Una popolazione innocente ed inconsapevole – ovvero la popolazione di quelle due province – è stata per anni esposta ai veleni disseminati sul proprio territorio. Al danno per la salute di centinaia di migliaia di cittadini è corrisposto un business stramilionario: certamente a vantaggio delle organizzazioni criminali locali, ma anche a vantaggio di tutte quelle industrie – non certo meridionali - che hanno potuto smaltire a costi da mercato nero e ricavarne, quindi, ricchezza. E’ questa una ragione in più per ritenere “Terra dei fuochi” una emergenza nazionale che richiede, perciò, un sacrificio nazionale.
Parlo di sacrificio perché sono facilmente prevedibili le obiezioni di determinati ambienti politici territoriali di fronte ai massicci interventi, e dunque agli impegni di spesa, che servono per bonificare “Terra dei Fuochi”. Le obiezioni saranno che questa emergenza riguarda il Sud e che il Sud deve sbrigarsela da solo; le obiezioni saranno che altre sono le priorità nazionali e che non possiamo consentirci di soccorrere il Sud in questa fase di drammatica congiuntura economica.
Un atteggiamento del genere sarebbe intollerabile, proprio per le condizioni oggettive descritte, e finirebbe con il rendere ancora più gravi le tensioni sociali che si stanno sviluppando nell’area di Terra di Fuochi e nell’intera Campania. Credo che i motivi rapidamente illustrati siano più che sufficienti per indurre il Governo a provvedimenti certi ed immediati: provvedimenti che devono necessariamente partire da un monitoraggio veloce e massivo non solo dell’area di Terra dei Fuochi ma anche delle aree limitrofe; provvedimenti atti a garantire una rapida ed integrale attuazione dell’Accordo di Programma strategico per le compensazioni ambientali stipulato nel luglio del 2008 tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Campania; provvedimenti che devono concretizzarsi con una rigorosa opera di bonifica finalizzata a ridare sicurezza per la salute, tranquillità sociale e prospettiva di sviluppo ad una comunità regionale già pesantemente provata dal dramma lavoro, dalla disoccupazione giovanile e dall’aumento allarmante della povertà. Lo dobbiamo soprattutto alle nuove generazioni di quei territori – ha concluso l’on. D’Agostino -: per far sentire la presenza dello Stato nelle comunità locali; per testimoniare con i fatti che lo Stato vince sempre su ogni forma di anti-Stato; per riaccendere la fiducia nelle istituzioni che tanta parte dei nostri concittadini ha smarrito proprio, e purtroppo, perché alla politica delle buone intenzioni molto spesso non segue la politica dei fatti”.
Di seguito il testo del suo intervento:
“Il territorio della Campania che oggi è tristemente noto come “Terra dei fuochi”, un tempo era “Terra di fertilità”, non soltanto per i prodotti agricoli eccellenti che forniva, ma anche per la sua centralità rispetto a due province – quella di Napoli e quella di Caserta – ricchissime di bellezze naturali e storiche, e perciò potenzialmente ricche di prospettiva turistica. Questa circostanza è già da sé sufficiente per autorizzarci a parlare di “Terra dei Fuochi” come di una “emergenza nazionale” e non locale. I danni da inquinamento subiti dal quel territorio e dalla comunità che lo popola, con le previsioni drammatiche degli scienziati per la salute di centinaia di migliaia di cittadini, sono danni che ha subito l’intera collettività nazionale. E sono danni – non dobbiamo dimenticarlo – provocati, sì, dalle organizzazioni criminali della Campania, ma con i rifiuti tossici e addirittura con le scorie nucleari provenienti soprattutto dal Nord Italia, oltre che dalla Germania. Una popolazione innocente ed inconsapevole – ovvero la popolazione di quelle due province – è stata per anni esposta ai veleni disseminati sul proprio territorio. Al danno per la salute di centinaia di migliaia di cittadini è corrisposto un business stramilionario: certamente a vantaggio delle organizzazioni criminali locali, ma anche a vantaggio di tutte quelle industrie – non certo meridionali - che hanno potuto smaltire a costi da mercato nero e ricavarne, quindi, ricchezza. E’ questa una ragione in più per ritenere “Terra dei fuochi” una emergenza nazionale che richiede, perciò, un sacrificio nazionale.
Parlo di sacrificio perché sono facilmente prevedibili le obiezioni di determinati ambienti politici territoriali di fronte ai massicci interventi, e dunque agli impegni di spesa, che servono per bonificare “Terra dei Fuochi”. Le obiezioni saranno che questa emergenza riguarda il Sud e che il Sud deve sbrigarsela da solo; le obiezioni saranno che altre sono le priorità nazionali e che non possiamo consentirci di soccorrere il Sud in questa fase di drammatica congiuntura economica.
Un atteggiamento del genere sarebbe intollerabile, proprio per le condizioni oggettive descritte, e finirebbe con il rendere ancora più gravi le tensioni sociali che si stanno sviluppando nell’area di Terra di Fuochi e nell’intera Campania. Credo che i motivi rapidamente illustrati siano più che sufficienti per indurre il Governo a provvedimenti certi ed immediati: provvedimenti che devono necessariamente partire da un monitoraggio veloce e massivo non solo dell’area di Terra dei Fuochi ma anche delle aree limitrofe; provvedimenti atti a garantire una rapida ed integrale attuazione dell’Accordo di Programma strategico per le compensazioni ambientali stipulato nel luglio del 2008 tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Campania; provvedimenti che devono concretizzarsi con una rigorosa opera di bonifica finalizzata a ridare sicurezza per la salute, tranquillità sociale e prospettiva di sviluppo ad una comunità regionale già pesantemente provata dal dramma lavoro, dalla disoccupazione giovanile e dall’aumento allarmante della povertà. Lo dobbiamo soprattutto alle nuove generazioni di quei territori – ha concluso l’on. D’Agostino -: per far sentire la presenza dello Stato nelle comunità locali; per testimoniare con i fatti che lo Stato vince sempre su ogni forma di anti-Stato; per riaccendere la fiducia nelle istituzioni che tanta parte dei nostri concittadini ha smarrito proprio, e purtroppo, perché alla politica delle buone intenzioni molto spesso non segue la politica dei fatti”.
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