Va lasciata alla persona la libertà di scelta su come realizzare il proprio percorso di genere, queste le parole della Corte costituzionale. Si tratta di una questione scottante che anima i dibattiti non solo degli operatori del diritto.
Parliamo di rettificazione del sesso. Al termine di un lungo iter la pronuncia ha chiarito che per accedere al percorso giudiziale di rettificazione anagrafica non è necessario il trattamento chirurgico. Poiché mancano le specificazioni legislative sulle modalità che conducono alla modifica del sesso e quindi chirurgiche, ormonali o relative ad una condizione congenita.
Alla Corte è stato affidato il compito di delineare e interpretare la norma avente ad oggetto le modalità di cambiamento.
Si è approdati ad una evoluzione che sancisce il diritto all’identità di genere quale diritto fondamentale alla identità personale.
Nella sentenza viene data importanza alle conseguenze non solo di carattere fisico, ma anche e soprattutto ad elementi attinenti alla sfera psicologica e sociale della persona. Dunque per i giudici il sesso è una fetta della personalità che investe vari aspetti della vita e che risulta essere determinato da numerosi fattori.
È quindi importante rimettere alla singola persona la scelta delle modalità con cui realizzare il percorso di transizione.
Resta rilevante il solo carattere definitivo della scelta, effettuato attraverso un accertamento giudiziale rigoroso, che lascia il trattamento chirurgico ai margini della questione.
Maria Froncillo
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