Investire un pedone espone ad una responsabilità al 100%, salvo che non riesca a provare che la vittima sia responsabile a seguito di condotte che hanno causato l’incidente.

Lo ha ribadito la quarta sezione della Corte d'Appello di Roma che ha accolto il ricorso di una persona che, in seguito a un sinistro stradale, aveva riportato un'invalidità del 65% 

Il giudice di primo grado aveva presunto un concorso di colpa dell'investito, la corte ha precisato che al caso di specie si obbliga il conducente a risarcire l'intero danno prodotto, salvo che non riesca a vincere la presunzione di colpa, dimostrando che "il pedone, violando le regole del codice della strada, si sia portato imprevedibilmente dinanzi alla traiettoria di marcia del veicolo investitore". In base alla dinamica, ricostruita grazie ai testimoni presenti sul luogo il pedone non era perfettamente lucido poiché semi ubriaco e tale prova non era stata raggiunta. 

Richiamando anche la giurisprudenza di legittimità, il giudice d'appello ha ribadito che laddove la dinamica del sinistro non possa essere ricostruita con esattezza, l'assenza di prove conduce alla colpa del conducente, sul quale graverà l’onere di dimostrare che al contrario la condotta del pedone è stata determinate nella produzione dell’evento. 

Per la corte, la circostanza che "il pedone percorresse la carreggiata in stato di ebbrezza alcoolica e volgendo le spalle al flusso veicolare, in quanto di per sé insufficienti a dimostrare in modo univoco e concordante il comportamento imprevedibile dello stesso che consente di escludere, o quantomeno di ridurre le responsabilità del conducente".