Medici (più o meno comprensibilmente) in rivolta per la nuova Sentenza della Cassazione. Oggetto della pronuncia è la possibilità di ottenere un generoso risarcimento nei casi di responsabilità medica. 

Capita sempre più spesso di avere a che fare diagnosi errate che provocano danni non solo di natura morale, ma a volte soprattutto fisica. 

Come può tutelarsi un malato che subisce un danno di questo tipo?

Può chiedere un risarcimento rivolgendosi ad un avvocato, sapendo di poterlo ottenere solo in alcune ipotesi. Non è detto che il risarcimento venga concesso in tutti i casi e spesso gli avvocati tacciono sull’argomento per accaparrarsi il cliente. 

Il risarcimento non è ammesso quando un malato si aggrava a seguito delle terapie. Può sembrare anomalo, ma per una terapia che è l’unico approccio diagnostico (accettato dal paziente) viene meno la colpa del medico, perché si è adoperato diligentemente per migliorare le condizioni del malato.

 In altre ipotesi il risarcimento si ottiene. Quando il paziente non è stato tempestivamente informato. Tecnicamente è il danno da tardiva diagnosi.  

Viene diagnosticata una malattia mortale inesistente, un tumore quando in realtà siamo affetti da una patologia meno grave. In un ospedale è stata diagnosticata, per errore, una sieropositività. Ciò comporta una destabilizzazione psichica non indifferente.

Altra possibilità è l’omissione della diagnosi. Un uomo con un infarto in atto si reca in ospedale, viene rimandato a casa e muore. Si è un presenza di una grave colpa medica.

Ulteriore novità riguarda i familiari della vittima di una diagnosi errata. Oggi possono domandare il risarcimento dei danni. È evidente che l’errore diagnostico commesso dal medico produce conseguenze negative anche a carico delle persone legate alla vittima.

Tempi duri per i medici negligenti.