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Come reprimere una condotta antisindacale

''Il cavillo'', di Maria Froncillo: perchè la legge non ammette ignoranza

morti lavoro

Si definisce antisindacale la condotta del datore di lavoro diretta ad impedire l’esercizio dell’attività sindacale. Consiste in un comportamento, la cui sorgente è il potere datoriale, che lede le libertà collettive dei lavoratori.
L’articolo 28 dello statuto dei lavoratori è il perno attorno al quale ruota la repressione della condotta antisindacale. La formulazione rappresenta una c.d. norma in bianco, volta a reprimere ogni genere di condotta antisindacale del datore di lavoro.
La condotta può manifestarsi in un diniego del datore di lavoro di consentire l’assemblea sindacale. Le ipotesi relative all’antisindacalità non riguardano solo sindacati e datore di lavoro, spesso coinvolgono anche i singoli lavoratori. Esempio irresistibile è il trasferimento antisindacale.
L’articolo 28 si snoda in una norma processuale a tutela del sindacato che si concretizza nella repressione delle azioni di danno in tempi non biblici.
Per reprimere una condotta contraria ad attività sindacali è possibile adire il Tribunale. Un tale ricorso non ha carattere perentorio, pur essendo importante l’attualità del comportamento lesivo. Importante non significa necessario, per cui la mancanza di attualità non dovrebbe determinare l’inammissibilità del ricorso, purché permangano gli effetti del danno.
Accertata l’illiceità del comportamento del datore di lavoro, il giudice emette un decreto immediatamente esecutivo che può intimare sia un facere che un’astensione dal porre in essere atteggiamenti pregiudizievoli. Non ottemperare al decreto determina l’irrogazione di sanzioni penali. In quali termini si configura la legittimazione attiva all’azione? Si ritengono legittimati a ricorrere ex art. 28 “gli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali”. La diffusione nazionale del sindacato è un elemento indispensabile per la concessione di una legittimazione attiva. Una scelta di questo tipo pone ai margini organizzazioni meno accreditate a vantaggio di chi assicura una maggiore affidabilità politica.
L’art. 28 dello statuto dei lavoratori è una conquista sindacale, che ambisce a restituire voce a diritti che prima giacevano nascosti, abortiti.
Maria Froncillo

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