«Siamo preoccupati. Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra”, così scriveva Don Peppe Diana nella lettera “per amore del mio popolo non tacerò”, il manifesto dell’impegno del sacerdote contro il sistema criminale, diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana. Don Peppe venne assassinato tre anni dopo: la mattina del 19 marzo venne freddato da un killer con cinque colpi di pistola mentre stava per celebrare la santa messa. Fu un omicidio di chiaro stampo camorristico. Il sacerdote di Casal di Principe, sapeva di esporsi a rischi mortali ma continuò a lottare per il bene delle sua comunità.
In occasione del ventesimo anniversario delle sua morte, il prete coraggio viene ricordato ovunque. “Venti di cambiamento. Venti di speranza” è l’iniziativa organizzata dall’associazione Libera, dalla Diocesi di Aversa ed dal comitato Don Peppe Diana. Sono tanti gli appuntamenti in programma. Ad Avellino presso la Chiesa Madre della parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo di Valle ci sarà una veglia di preghiera organizzata dall’Azione Cattolica in collaborazione con il Coordinamento provinciale di Libera Avellino.
All’Istituto superiore Bruno-Dorso di Ariano, il ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie. Grazie al progetto: Le(g)ali al Sud i ragazzi dell’indirizzo di Scienze Umane sono stati anche nelle terre di camorra di Casal di Principe, in visita alla tomba di Don Peppe Diana.
Intanto 5mila scout hanno sfilato per le strade di Casal di Principe. Il sacerdote ucciso dalla camorra era stato capo-scout del gruppo di Aversa. Con zaino in spalla, foulard blu al collo, in molti avevano il viso parzialmente mascherato da orecchie, nasi, occhiali colorati costruiti a mano a dimostrare il nuovo modo di 'sentire, parlare, osservare'.
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