Internet come una rete alla quale è facile abboccare. Il social network come quotidiana tentazione per molti. Il web e la sua carovana di ripercussioni, insomma, al centro dell'analisi di Marika Borrelli, autrice del saggio semiserio "Come pesci nella rete" (Armando editore), scritto insieme alla blogger Januaria Piromallo. Serio nelle statistiche, nelle fonti, nella ricerca di testi. A metà tra il serio e il divertente nello stile. Vari i casi riportati riconducibili ad una vera e propria sindrome virtuale, ad una schiavitù dalla quale è possibile sottrarsi dosando intelligentemente l'utilizzo di Internet. In ottanta capitoli si raccontano fatti - spesso al limite - legati alla nostra vita di cibernauty. I social network hanno rivoluzionato i parametri comunicativi e della socialità; è anzi una rivoluzione in fieri, di cui non abbiamo coscienza piena, perchè non finita. Spesso, chi usa il web poco intelligentemente tenta di inventarsi un momentaneo altro da sè - in tempi in cui la tecnologia esasperata diventa a volte un nemico da abbattere -. Nel libro della Borrelli si ritrova un importante fenomeno linguistico, l'adattamento cioè al linguaggio gergale, dei termini più comunemente usati nei sistemi. Un dizionario definito "napnerd" che elenca parole "napoletanizzate" - news diventa niùse -.
E' un saggio specchio di una generazione che spesso si racconta con poco pudore e con poca privacy. Viene fuori il profilo dell'italiano medio alle prese oltre che con i social, anche con l'inglese. Una sorta di guida per difendersi dai continui attacchi "irreali", per sopravvivere alla nevrosi virtuale.
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