A leggere sui media ciò che restituisce il dibattito in corso sulla Irisbus, si rischia la confusione. Capita agli addetti ai lavori, figuriamoci ai diretti interessati. Fiumi di parole scorrono. Comunicati si moltiplicano: da quelli delle sigle sindacali, fino alle note degli esponenti politici, mai avari di dichiarazioni. Ad oggi, però, sembra che le posizioni siano infinite. Le seguiamo, le percorriamo, quando avanzano e quando, bruscamente, arretrano. Se il compito dell’informazione è fare chiarezza, semplificare le vicende e raccogliere tutte le voci, in questa fase sembra che la bussola sia andata in frantumi. Dello stato di confusione, esempio concreto sono le dichiarazioni apparse sui quotidiani nelle ultime ore: “Il ministro Passera ha garantito il ripristino delle risorse da assegnare al trasporto. La disponibilità del fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale a decorrere dal 2012 è stata elevata a 1200 milioni”. Così il senatore del Partito Democratico Enzo De Luca. Altro parlamentare, altra versione. Non si sottrae al proliferare di dichiarazioni il frigentino Marco Pugliese, onorevole in forza a “Grande Sud’’.
Il deputato dichiara di aver personalmente incontrato Pietro Kostic, uomo vicino, pare, agli asiatici: “Ho ricevuto il reale interessamento del gruppo cinese nei confronti dell’Irisbus. La trattativa ci sarà, ma non so con quale risultato”. Non essendo la politica presente alla ristretta riunione di mercoledì scorso, Pugliese ammette di non conoscere cosa sia stato detto o deciso. Per lui, comunque, fa fede la risposta alla sua ultima interrogazione al ministro Passera, secondo la quale Fiat sta collaborando a trovare una soluzione. A questo si aggiunge che poco dopo l’incontro, lo stesso Kostic avrebbe inviato un’e-mail ai suoi contatti in valle Ufita.
Insomma, quanti attori ci sono in questa vertenza?
Il ruolo da protagonista spetta certamente alla Fiat e alle sue poco chiare affermazioni, salvo quella in cui Marchionne sentenziava che l’epoca del Lingotto in valle Ufita è giunta al capolinea. Dal 7 luglio 2011, all’11 maggio 2012, di tempo ne è passato. Mesi fatti di incontri, vertici, riunioni: almeno cinque quelle al Mise, nella speranza che la Fiat potesse ritornare sui suoi passi; altre due al Ministero del Lavoro. Per non parlare di assemblee, manifestazioni e incontri pubblici. Ma non è finita, il futuro ne riserva di altri: il prossimo è annunciato per giugno.
Siamo di fronte ad una vicenda che si sta trascinando fino all’inverosimile, assumendo le caratteristiche di una storia infinita. Spuntano e-mail, arrivano smentite, fioccano le interrogazioni ai ministri. Ciò che manca sono indicazioni chiare: o non si ha il polso della situazione, oppure c’è chi segue e alimenta false piste architettate ad arte da oscuri manovratori.
Al danno non può seguire la beffa, i lavoratori non meritano di essere disorientati. Già dalla loro hanno la preoccupazione per il futuro, almeno che sappiano cosa li attende. Illusioni, spiragli di luce, fumate nere, a tutto c’è un limite. Non può meravigliare se fremono nell’organizzare iniziative. La stragrande maggioranza dei lavoratori, fra dipendenti e tute blu, non corrisponde certo al ritratto che emerse, per una questione di taglio e montaggio televisivo, dal servizio mandato in onda nella trasmissione Porta a Porta. Non stanno certo con le mani in mano, piazzati sul divano, a guardare la tv. Anzi! Sono attivi, magari non uniti, ma comunque rivolti a perseguire il loro diritto costituzionale di avere un lavoro, e non di tirare a campare la famiglia con la cassa – integrazione.
Tutti si augurano che per la Irisbus ci sia un futuro, che lo stabilimento sopravviva, che l’indotto possa continuare a produrre merci e ricchezza. E’ arrivato, però, il momento che parli chi sa, chi ha qualcosa da dire, anche impopolare. Chi, invece, pensa di costruire fortune politiche a suon di passerelle e comunicati stampa, si faccia da parte.
Tanto, prima o poi, la storia pronuncerà la sua sentenza sul destino della Irisbus.
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