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La scrittura che cura la mente: il diario esperienziale come mezzo di rinascita in psicoterapia

“La scrittura - sosteneva Freud - è una modalità per sublimare le proprie nevrosi, raccontare e raccontarsi. È un atto curativo e riparativo”

Varie ricerche scientifiche hanno dimostrato l’efficacia clinica della stesura di un diario quotidiano da parte del paziente nel periodo in cui sta effettuando un percorso psicoterapico personale. Secondo Matthew Liebermann, neuroscienziato e ricercatore alla University of California Los Angeles, scrivere quando si avverte un disagio psichico riduce l’attività dell’amigdala (struttura cerebrale che si attiva quando si provano, ad esempio, emozioni di paura o di rabbia) e aumenta quella delle regioni prefrontali della corteccia cerebrale, portando a sentirsi padroni di ciò che si prova. La scrittura di un “diario esperienziale” da parte del paziente in psicoterapia consente di effettuare un viaggio introspettivo e insegna ad ascoltare, conoscere, abbracciare i propri vissuti e le proprie emozioni. Ciò che, nel corso della vita quotidiana, viene annotato nel diario è paragonabile ad una fotografia: munendosi di carta e penna il paziente può descrivere l'esatto istante in cui accade un determinato evento e raccontare, innanzitutto a se stesso e poi anche al terapeuta, ciò che ne deriva sul piano cognitivo-affettivo. 

 - Sono le 22:35 di un lunedì come tanti, ho i piedi ghiacciati, una matita in una mano ed i capelli nell'altra. La musica è bassa, la stanza perfettamente in ordine, le mie emozioni un po' meno. Ho appena riletto una poesia che scrissi circa due anni fa a seguito di un’abbuffata notturna. Sto piangendo, le mie mani tremano ed avverto un leggero batticuore. Mentre scrivo queste parole ingurgito cibo e continuo a rabbrividire. Mi sento impotente, vorrei scomparire - . 

Così, ad esempio, ci si racconta in un diario esperienziale e si riporta, in modo attivo, ogni dettaglio soggettivamente significativo della propria esperienza per potersi riconoscere nelle proprie parole, azioni e sensazioni. La parola scritta funge da ponte tra l'esperienza soggettiva del paziente e quella dello psicoterapeuta e permette una maggiore comprensione della realtà psicologica. 

Esiste un modo corretto per scrivere il diario esperienziale?

Ogni individuo vive le proprie esperienze di vita in modo distintivo e di conseguenza andrà a raccontarsi "a modo proprio". Sebbene non ci siano rigide regole predefinite, esistono delle linee guida che il paziente è opportuno che segua: nel caso del diario esperienziale è importante essere precisi nel descrivere situazioni specifiche. Si può, a tal proposito, seguire una sorta di schema mentale come il seguente: contesto, emozioni provate, azioni e reazioni.

Bisogna innanzitutto descrivere il contesto in cui ci si trova nell'esatto momento in cui accade un evento (sia positivo che negativo); in seguito è opportuno descrivere le sensazioni e le emozioni suscitate dall'evento in questione e infine descrivere accuratamente le proprie azioni e le conseguenti reazioni psicofisiche. Ciò servirà al paziente come una sorta di automonitoraggio quotidiano e permetterà al terapeuta, in seguito alla lettura del diario durante le sedute, di intervenire su episodi specifici e definiti piuttosto che su racconti generici. Così facendo si può cogliere con maggior accuratezza il modo specifico del paziente di fare esperienza e lo si può portare a mettere in atto dei cambiamenti nel proprio modo di agire. 

Può capitare di non avere nulla da scrivere?

La risposta è sì: può capitare, a volte, di non avvertire il bisogno di scrivere, ma bisogna comunque impegnarsi ad annotare gli avvenimenti più importanti della giornata in modo tale da allenare la propria mente all'automonitoraggio permettendole di “ritrovarsi” nei propri vissuti emotivamente più intensi. 

*Rosanna Bruno (studentessa di Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università LUMSA di Roma) 

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