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Le conseguenze di uno schiaffo alla moglie

''Il cavillo'' di Maria Froncillo: perchè la legge non ammette ignoranza

Non può essere condannato per maltrattamenti in famiglia chi picchia la moglie una sola volta: il reato si configura quando le violenze sono abituali. Un solo schiaffo alla moglie non basta a far condannare il marito per reato di maltrattamenti in famiglia. Requisito essenziale sembra essere l’abitualità e quindi atti continui di vessazione tali da cagionare nella vittima sofferenze, umiliazioni ripetute nel tempo. È quanto espresso dal Tribunale di Campobasso che, con una recente sentenza  ha definito il delitto di maltrattamenti in famiglia come condotta criminosa abituale, fonte di uno stato di disagio continuo per la vittima. Per cui un unico episodio violento isolato nel tempo non può configurare reato di maltrattamenti in famiglia se esso non rientra in un quadro complessivo di condotte criminose: minacce, ingiurie, vessazioni. Tuttavia, l’unico episodio violento può non restare impunito. Chi causa sofferenze fisiche o morali al coniuge può infatti essere condannato per altri reati: lesioni, violenza privata, minaccia, ingiuria, violazione degli obblighi di assistenza morale o materiale o altri reati.  Per la prova dell’abitualità sono decisive le testimonianze di persone vicine alla famiglia che possano dimostrare l’esistenza di più episodi di maltrattamento. Nel caso esaminato dal Tribunale di Campobasso il marito non era solito picchiare la moglie e quello denunciato era l’unico episodio di violenza.  Maria Froncillo

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