Una interessante ricerca di archeologia industriale, che tocca tutti i centri dell'Irpina, è quella sui mulini ad acqua. Ce n'erano più di uno in ogni paese e sono rimasti in funzione fino all'arrivo dell'elettricità, agli inizi del 900. Alcuni furono riattivati negli anni della seconda guerra mondiale quando la corrente spesso andava via. I mulini in uso dalle nostri parti erano del tipo a ruote orizzontali, una grande ruota a pale o a cucchiai alloggiata in un locale seminterrato coperto a volta e collegata in presa diretta con la macina girante posta al piano superiore. Nel paesaggio i ruderi dei mulini sono riconoscibili dalla torre con all'interno il pozzo che serviva a dar pressione all'acqua e dal canale di adduzione in muratura come quello dell'acquedotto romano. A Caposele c'è un museo dell'acqua nel quale si possono vedere dei modellini di questo genere di impianti. Noi mostreremo nelle immagini girate i ruderi di un antico mulino a Lioni nei pressi della cascata sull'Ofanto e un mulino recuperato a Sant'Andrea di Conza.
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