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Se questi vi sembran precari. Scarseggiano i ''flessibili'' al sit-in della Cgil

Presidi, cortei in tutta Italia in occasione della giornata nazionale contro la precarietà. Al Governo e al Parlamento la Cgil chiede innanzitutto la cancellazione dei contratti truffa, l'estensione degli ammortizzatori sociali, un equo compenso, investimenti e innovazione per combattere la disoccupazione. Sit-in stamane anche davanti agli uffici della prefettura avellinese. Solo che di precari, almeno al ''picchetto'' in questione, se ne sono visti pochi. Per lo più, ad affollare, modestamente, il corso della città capoluogo, c'erano i soliti quadri sindacali, segretari provinciali di categoria, funzionari muniti di spilletta e bandiera. Con loro, uno sparuto gruppo di dirigenti dei partiti della sinistra, cosidetta, antagonista. Vale la pena battersi anche se si è in pochi, non c'è dubbio. Il problema è che di precari ce ne sono tanti. Evidentemente, però, non credono che il sindacato, in questo caso quello più glorioso e rappresentativo, sia per loro un'ancora di salvezza, un punto di riferimento. E' già accaduto il primo maggio, con il quasi flop al corteo - funebre per molti versi - tenuto a Grottaminarda.  

E ancora: nel pomeriggio, all'assemblea degli operai Irisbus a Flumeri, c'è chi dal palco ha chiaramente detto che non parteciperà ad eventuali scioperi generali (si discuteva di quello del 2 giugno) convocati dai sindacati, invitando i colleghi a fare lo stesso. Sarebbe il caso, per una volta, che invece di invocare ''stati generali'' dell'economia, del lavoro, della politica, il sidacato convocasse i suoi ''stati generali'', e avviasse una riflessione per capire chi rappresenta e, soprattutto, se rappresenta ancora qualcuno. 

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