"Anche i leader politici hanno bisogno di andare in vacanza per fare una pausa e avere le idee piu' chiare sul da farsi", disse il leader sovietico Stalin a Pietro Secchia, esponente autorevole del Pci nel secondo dopoguerra. Proprio così. Anche i grandi dittatori andavano a rinfrescarsi le idee quando potevano. Magari a Capri. Lo racconta il vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano nel libro "Scacco dello zar. 1908-1910 : Lenin a Capri, genesi della rivoluzione", presentato oggi al Senato, alla presenza del capogruppo Pdl Gasparri. Ma quella, per il futuro artefice della Rivoluzione russa del 1917, non fu solo una vacanza, come si è creduto finora. Ciò che Sangiuliano ha cercato di dimostrare, attraverso le fonti, è che la sosta nella famosa isola campana, fu il presuppusto ideologico e logistico della Rivoluzione. "In particolare sull'isola si instaurarono quei rapporti tra l'aristocrazia militare tedesca e i bolscevichi rivoluzionari comunisti che avrebbero portato poi i tedeschi prima a finanziare la rivoluzione russa del 1917 e poi a supportare Lenin per il trasferimento dalla Svizzera alla Russia", ha spiegato l'autore nel corso della presentazione. Un libro "anticomunista", lo ha definito Gasparri, che colloca le figure di storici dittatori e gli aspetti più feroci del comunismo, in un contesto insolito come quello dell'isola, lontano dalla fredda Russia.
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