TERREMOTO DEL 1980. IL RICORDO DEL SINDACO DI BENEVENTO CLEMENTE MASTELLA.
"Era il mio onomastico. 23 novembre 1980.
Il sordo boato del peggior evento sismico che abbia colpito l’Italia negli ultimi 100 anni rimane per tutti gli uomini della mia generazione uno spartiacque tanto drammatico quanto epocale.
La Storia è la Storia, diceva Helmut Kohl e la storia del Mezzogiorno è stata segnata e modificata da quell’immane tragedia.
Come l’attentato alle Twin Towers l’11 settembre 2001 ha cambiato per sempre il mondo e il suo Ordine, così le scosse del 1980 sono state per la Campania, le aree interne e il Sud il giorno fatidico dopo del quale nulla è stato come prima.
La percezione che fosse accaduto qualcosa di mai visto fu pressoché immediata. Le linee telefoniche s’interruppero presto e inesorabilmente.
Prima che accadesse riuscii a sentire Ciriaco De Mita. Concordammo rapidamente una strategia d’approccio.
I parlamentari irpini, rappresentanti delle zone più colpite, sarebbero rimasti in loco per toccare con mano la dimensione della catastrofe e per segnare vicinanza fisica, sarei andato io a Roma in Parlamento per disegnare da lì la prima traiettoria d’intervento istituzionale. Agii subito nella consapevolezza che il tempo era il fattore principale. Era diverso da adesso.
La Protezione civile non c’era, le comunicazioni erano farraginose, le strade per arrivare in tanti paesini dell’entroterra distrutti erano percorribili con fatica o diventate impercorribili, di questo discussi vivacemente con l’allora Capo dello Stato Pertini cercando di suggerirgli un approccio prudente con i quadri burocratici locali che dovevano fronteggiare un disastro, in una situazione dove le difficoltà d’intervento erano oggettive e non facilmente superabili. Ma le istituzioni reagirono, intervennero e da allora la classe dirigente e il ceto politico meridionale imboccarono una strada diversa, acquisendo maggiore consapevolezza che la politica esiste solo e se incide sulla realtà in tempi rapidi o perlomeno ragionevoli.
Il simbolo di ciò fu la grande intuizione del mio amico Zamberletti: la creazione della Protezione civile è una straordinaria eredità politica che simboleggia anche quando il ceto politico della Prima Repubblica e della Democrazia cristiana sapesse essere geniale, risoluto e concreto.
Resta 44 anni dopo, la tristezza incancellabile delle vite umane spazzate via: amici e conoscenti persi in un istante. Un sentimento che in un mesto continuum ho rivissuto molti anni dopo, da Ministro, davanti alle bare di San Giuliano di Puglia.
Ho maturato così la convinzione ferma che è necessario, per quanto possibile, agire prima e che in aree così vulnerabili come le nostre la prevenzione e la sicurezza sismica degli edifici debbano essere non scelte, ma veri e propri obblighi morali e civili".
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