"In carcere la mafia impone le sue regole, e quando non ci riesce è disposta a uccidere per dimostrare - dentro e fuori – chi comanda realmente".
Il libro è un viaggio e una preziosa testimonianza - di Sebastiano Ardita, magistrato in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata, per nove anni al vertice del dipartimento penitenziario - oltre a essere un originale racconto dietro le quinte.
Nella sala Lettura di Palazzo De Simone dell’Università del Sannio, la presentazione dell’opera del magistrato che accompagna il lettore in un viaggio che è una preziosa testimonianza personale e un originale racconto dietro le quinte di vent’anni di giustizia – e ingiustizia – in Italia.
L’autore ripercorre l’evoluzione della lotta a Cosa Nostra, ricorda il sacrificio dell’agente di custodia Giuseppe Montalto e il suo incontro in carcere con Bernardo Provenzano, spiega la strategia dei Graviano e fa luce sul potere dei leader mafiosi più irriducibili.
Ma il suo è anche un atto di accusa "sui limiti della classe politica e sulla condizione delle nostre prigioni che sono, ancora troppo spesso, i luoghi in cui comincia una carriera criminale".
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