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Asmae Dachan, le storie dei bambini siriani mutilati nei cruenti conflitti/VIDEO

Il rettore Canfora: "Non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace, né la pace senza sviluppo sostenibile”

Tante storie: quelle dei bambini siriani raccolti in scuole di fortuna con banchi senza appoggi perché il legno è servito per riscaldare l’inverno; della donna iraniana in fuga dopo una manifestazione, dell’improbabile ospedale da campo con letti a castello per mutilati di guerra; del centro per bambini disabili abbandonati nelle discariche o nei campi in Tanzania; delle spose bambine in Etiopia, della giovane donna incinta scappata dal Sudan per un matrimonio combinato mai voluto ma anche storie  del papà siriano che ha perso figli e braccia in guerra; delle violenze di genere in Tanzania. 
Asmae Dachan giornalista e fotografa italo israeliana parla ai giovani nelle scuole e nelle università con l’obiettivo di travalicare i confini geografici per diffondere la verità e far riscoprire il valore della vita umana. E ha fatto tappa anche all’Università degli Studi del Sannio dove le immagini dei suoi scatti hanno reso ancora più reale e purtroppo cruento il racconto di fatti e persone in Paesi difficili dove guerra, miseria e calamità naturali mettono ogni giorno in discussione i diritti umani. Asmae si è affidata da sempre al giornalismo di prossimità che l’ha portata a viaggiare nei luoghi dei suoi reportage perché, ha detto, “solo dal contatto con le persone e con le testimonianze dirette ci si libera dall’impalcatura dei pregiudizi che condizionano la nostra visione del mondo”.

Il viaggio nella verità di Asmae Dachan ha già toccato numerose tappe, avendo operato in Italia, Turchia, Siria, Grecia, Giordania, Inghilterra, Belgio, Etiopia, Tanzania, Sudan.
"Ho fortemente voluto questo incontro – ha detto il Rettore Gerardo Canfora - . Si è parlato di luoghi di guerra, di tensioni sociali, di regimi oscurantisti che negano i più elementari diritti umani, posti depredati da interessi internazionali, dove l'istruzione è un lusso che pochi possono permettersi, la violenza di genere un fenomeno ancora troppo diffuso, dove anche procurarsi l'acqua necessaria alla sopravvivenza è una fatica immane.

Parole e immagini di fronte alle quali non si può rimanere indifferenti, girare lo sguardo dall'altra parte. Testimonianze che ci riguardano da vicino, perché, come recita l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace, né la pace senza sviluppo sostenibile”.

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