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Export, agroalimentare +18%. Masiello: "Cresce la richiesta di cibo nel mondo, ma il rischio è il caro energia”

Aumentano più di un terzo anche le esportazioni per Caserta e Benevento. Stabile il dato per Avellino

masiello prandini


 Il calo delle restrizioni anti-covid coincide con una crescita dell’export di cibo campano nel mondo.

È quanto afferma Coldiretti Campania in base ai dati Istat del primo trimestre, con il sistema agroalimentare regionale che segna un +18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, tre punti percentuali in meno della media nazionale.

Complessivamente l’export agroalimentare nei primi tre mesi dell’anno supera 1,2 miliardi di euro, con performance diverse nelle province campane.

Quasi la metà dell’export arriva dalla provincia di Salerno, mentre un terzo della produzione alimentare si concentra nel Napoletano.

Ma mentre la provincia partenopea cresce del 32% in esportazioni, quella di Salerno è la più lenta con solo il 6%. Nelle province interne, nonostante i valori assoluti più bassi, si registra una interessante vivacità tra il Casertano e il Beneventano, che vedono una crescita rispettiva del 38% e del 41%, mentre la provincia di Avellino si ferma al +13%. 

I prodotti che trascinano l’export agroalimentare campano sono soprattutto la quarta gamma, l’ortofrutta, la pasta, il pomodoro da industria, il latte e la mozzarella di bufala.

Anche il vino e l’olio si affacciano sempre più sul mercato mondiale, dove devono reggere la sfida della qualità contro competitor agguerriti. 

“Questi dati – commenta Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania – sono uno spiraglio di luce, ma purtroppo la preoccupazione resta tutta.

Il 2022 sarà un anno spartiacque su cui misureremo la tenuta del sistema regionale, dentro un quadro nazionale ed europeo fortemente condizionato dall’esplosione dei costi di produzione.

Mentre da una parte ci inorgoglisce la domanda crescente di cibo prodotto nella nostra regione, dall’altra dovremo fare i conti già in autunno con gli effetti negativi del caro energia e delle oscillazioni dei prezzi di mercato. La guerra in Ucraina e la guerra dell’energia rischiano di mettere piombo nelle ali ad uno dei settori bandiera del made in Italy.

Ci aspettano due grandi problemi da affrontare a breve, che la guerra ci ha messo davanti: l’urgenza di puntare alla sovranità alimentare, mettendo in sicurezza il nostro Paese, e la necessità di rispondere alla domanda crescente di cibo campano e italiano nel mondo.

Tenere in piedi questo equilibrio nel pieno di una tempesta economica e climatica, sarà la più grande prova che ci troveremo ad affrontare.”

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