Così si tradisce l'agricoltura: è in sintesi la sferzata che giunge dall'assessore regionale Nicola Caputo.
“... a Bruxelles, in Commissione Agri del Parlamento Europeo, ho ascoltato il Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Hansen e ho provato una profonda delusione.
La proposta della Commissione di accorpare PAC, sviluppo rurale, fondi di coesione, pesca e ambiente in un fondo unico per la prosperità, la sicurezza economica e territoriale è una scelta che reputo gravemente sbagliata nel merito e inaccettabile nel metodo.
Lo ha dichiarato Nicola Caputo Assessore all’Agricoltura della Regione Campania a Bruxelles a margine della riunione della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
“Si tratta di una decisione calata dall’alto, che risponde a una logica tecnocratica e centralista, lontana dai principi di sussidiarietà e partecipazione su cui si fonda l’Unione europea. Nel merito, i contenuti della proposta sono profondamente preoccupanti:
Viene eliminato il secondo pilastro della PAC, dedicato allo sviluppo rurale (FEASR), che ha rappresentato in questi anni lo strumento cardine per sostenere le aree interne, la multifunzionalità, i giovani agricoltori, le filiere corte, le imprese innovative e i progetti legati all’agroambiente e al clima.
Tutti i fondi — PAC, Coesione, Pesca, Ambiente — verrebbero convogliati in un’unica busta nazionale, gestita tramite un piano strategico unificato, con il rischio concreto di perdere la visione specifica e strategica del comparto agricolo. L’agricoltura verrebbe trattata come un settore tra tanti, e non più come priorità.
Si prevede una governance accentrata che indebolisce il ruolo delle Regioni, riducendo la possibilità di interventi adattati alle esigenze locali e cancellando l’approccio dal basso (bottom-up) che ha sempre caratterizzato lo sviluppo rurale.
Scompare la certezza pluriennale dei finanziamenti agricoli, con gravi conseguenze sulla capacità di programmazione degli investimenti da parte delle imprese agricole e delle amministrazioni. Inoltre, non vi è alcuna garanzia di mantenimento delle attuali risorse per i pagamenti diretti né per le misure ambientali, che rischiano di essere sacrificate in nome di una flessibilità che, nei fatti, è solo incertezza e arbitrio”.
“Anche sul piano finanziario, la proposta desta forti preoccupazioni. L’ipotesi di creare un’unica busta nazionale, alimentata dalla fusione tra fondi PAC e fondi strutturali, non solo complica la programmazione e rende opaca la destinazione delle risorse, ma apre la porta a tagli mascherati e a una concentrazione del potere gestionale nelle mani degli Stati membri.
Nel nuovo sistema, infatti:
Non è prevista una ripartizione chiara tra agricoltura, ambiente, coesione e pesca, e non esistono garanzie giuridiche che le risorse oggi destinate alla PAC — in particolare al secondo pilastro — vengano effettivamente mantenute in futuro.
L’assenza di una chiara disciplina sulla pre-allocazione vincolata delle risorse agricole mette a repentaglio oltre 50 miliardi di euro all’anno, attualmente destinati alla sostenibilità e alla competitività del sistema agroalimentare europeo.
Le Regioni verrebbero completamente marginalizzate: il nuovo modello assegna la programmazione e la gestione quasi esclusivamente agli Stati centrali, cancellando il principio di sussidiarietà e annullando il ruolo fondamentale che le Regioni hanno sempre avuto nella gestione della PAC e dei fondi strutturali.
Per realtà come l’Italia e, in particolare, per il Mezzogiorno, ciò rappresenterebbe un arretramento istituzionale drammatico, con un impatto diretto sulla capacità di intervenire in modo tempestivo e mirato nei territori. Senza il coinvolgimento delle Regioni, si perde il presidio democratico e tecnico dei territori rurali”.
“Non è accettabile che l’Europa affronti il futuro indebolendo la leva finanziaria e la governance multilivello che hanno garantito cibo, coesione sociale e transizione ambientale. Un’eventuale approvazione di questa proposta avrebbe ripercussioni gravissime sui bilanci agricoli regionali, sulla tenuta delle politiche rurali e sul reddito degli agricoltori”.
“La PAC non è solo una voce di bilancio. È il pilastro dell’Europa che produce, che presidia i territori, che garantisce la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale. Senza una PAC autonoma e riconoscibile, si rompe il patto tra agricoltura e società, tra istituzioni e territori”.
“Per questo oggi sono a Bruxelles, al fianco degli agricoltori, per dire con fermezza che questa proposta rappresenta un arretramento storico. Non è questa l’Europa che vogliamo. Vogliamo un’Europa che ascolti, che governi con le comunità, che migliori — ma non smantelli — le sue politiche fondative”.
“La PAC può e deve essere riformata, ma con coraggio, visione e rispetto delle sue radici. Non con scorciatoie burocratiche che ne cancellano l’identità e il valore. Parlamento europeo e agricoltori – conclude l’Assessore regionale Nicola Caputo - oggi parlano con una voce sola. La Commissione ascolti. La PAC non si tocca”.
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