Muore all’età di 60 anni Pietro Mennea, ex velocista azzurro, campione olimpico a Mosca 1980 e per 17 anni detentore del record del mondo dei 200 metri. Da tempo ricoverato in una clinica di Roma, Mennea non ce l’ha fatta e ha perso la sua personale battaglia contro un male incurabile. Originario di Barletta, il velocista esercitava la professione di avvocato ed è stato autore di venti libri ma il suo nome è senza dubbio legato ai grandi successi sportivi ottenuti: sesto posto nei 200m e bronzo nella staffetta degli Europei del 1971: agli Europei di Roma, poi, sale sul gradino più alto del podio dei 200m oltre a conquistare l’argento nei 100m, alle spalle del sovietico Borzov. È storica la vittoria di Mennea a Città del Messico nei 200m in 19’’72, nuovo record mondiale che resisterà per ben 17 anni. L’anno dopo a Mosca, ai Giochi Olimpici, la “freccia del sud”, così soprannominato l’atleta italiano, vince l’oro, beffando per due centesimi Allan Wells. Non sono mancate le sue apparizioni in Irpinia dove spesso ha incontrato studenti ed appassionati di atletica. Appresa la notizia della morte del campione, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha disposto l’allestimento della camera ardente nella sede del Coni, a Roma. Lo stesso Pietro Mennea aveva programmato una rimpatriata con tutti i suoi ex colleghi dell’Iseff di Napoli, tra cui il professor Giulio Filomena di Ariano Irpino il quale ha voluto sottolineare il momento difficile e triste che ha colpito il mondo dello sport: “Una perdita infelice di un grande uomo e di un grande amico, evidenzia Giulio, con cui ho avuto diversi incontri diretti, oltre ad essere stato per anni collega di università. Espressione culturale di alto livello, uomo intelligentissimo con 4 lauree e innumerevoli libri scritti. Spesso è stato presente nelle terre irpine, ultimamente presentò un suo libro in un convegno sul doping proprio sul tricolle. Non resta altro che l’onore di averlo conosciuto. Aggiungere altre parole, ora, è solo retorica...".
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