Le nove partite vinte su 15 incontri, unite alle vittorie della sua prima esperienza in biancoverde, si sommano per il 51,2 % di vittorie. Numeri importantissimi quelli con cui Pancotto ha chiuso la sua seconda parentesi irpina, ed in attesa di conoscere il suo futuro, che, come dichiarato dallo stesso coach, verrà reso noto a breve dalla stessa società. Continuando ad analizzare le parole dell’allenatore nella conferenza stampa di chiusura, si evince che il suo lavoro non è stato affidato in nulla al caso. A partire da quel gioco di parole dell’aver dato “valore ai valori”, anche se non c’era una buona situazione. “Ma ho sempre creduto – ha spiegato l’allenatore biancoverde - che lo sport e la vita siano fatti dagli uomini che con le giuste motivazioni possono fare grandi cose”. Tutto ciò grazie al cuore a al lavoro senza il quale non si ottengono risultati. In questo percorso Pancotto sottolinea di aver trovato elementi importanti: società, staff e squadra, le 3 S a lui tanto care. Ognuno di questi elementi si è integrato con l’altro, lavorando per l’unico obiettivo. A 12 giornate dalla fine la squadra era ultima, a due dalla fine ci si giocava i playoff. “Abbiamo saputo cambiare l’inerzia della stagione, sotto massima pressione nonostante mare mosso e tempeste, ma seguendo la nostra rotta – continua ancora Pancotto -. In questo cammino abbiamo scalato tutte le montagne alimentandoci delle paure e trasformandole in motivazioni. Tutti hanno contribuito, costruendo un carattere di squadra che ha permesso ad ogni giocatore di essere protagonista. Ho capito che era importante integrarmi con le persone, essendo diverso il momento rispetto al 2009: due tipologie di squadra, la prima giovane la seconda più esperta in cui era fondamentale trovare una chimica. Mi sono reso conto che c’era tanto da fare ma la volontà di farlo era superiore alla difficoltà. Ho commesso degli errori e li ho ammessi. Ho fatto capire ai giocatori che non dovevano sentirsi colpevoli ma che avevano la possibilità di migliorare, correggendo gli errori. La scelta di Biligha in quintetto, è stata ponderata e coraggiosa: volevo che fosse un segnale di forte motivazione per tutti. Con ogni giocatore ho stabilito ruolo e responsabilità, che ognuno di loro ha saputo esaltare con determinazione e senso di appartenenza. E’ stato un percorso difficile, ma eravamo pronti: abbiamo ricevuto tanti complimenti grazie al lavoro, riequilibrando l’attacco e costruendo una buona difesa e i riconoscimenti esterni ci gratificano perché – conclude Pancotto - hanno riportato Avellino al centro dell’attenzione, come città di basket”.
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