Nella nostra analisi di ciò che è stato e quello che sarà l’Ariano calcio, ci concentriamo sul capitolo che potremmo denominare errori da non commettere in futuro. E questo capitolo riguarda sei o sette nomi che a vario titolo hanno fatto un po’ la storia delle criticità della squadra nella prima parte della stagione. Si fa presto a dire salvezza conquistata per merito del cambio tecnico. Per quanto ci riguarda, evidenziando le grandi qualità mostrate anche nel corso della sua carriera da parte dell’allenatore che ha firmato al salvezza, pirone, restiamo convinti che non abbia avuto demeriti eccessivi il tecnico che lo aveva preceduto sulla panchina della squadra arianese, Gerardo Del Vecchio, il quale aveva una squadra per metà diversa rispetto a quella ereditata poi da Pirone. Come accennatole prime criticità erano emerse sotto il profilo del feeling con l’allenatore per l’under Zambrano, che appariva, viste anche le sue indubbie qualità, come titolare inamovibile,. Salvo poi gradualmente defilarsi per restare al margine del discorso della squadra e lasciare il progetto in corso d’opera. Scelte assolutamente tecniche, invece, ed emerse per criticità caratteriali incompatibili dall’una e dall’altra parte, quelle che hanno portato alla risoluzione dei rapporti con Zobel, Cardinale e Di Tuccio. Un giocatore per reparto che hanno lasciato la squadra e che probabilmente avevano manifestato un disagio accolto dalla società che li ha lasciati liberi di sistemarsi altrove. Un discorso a parte meritano altri tre nomi, dei quali due indissolubilmente legati alla storia dell’Ariano, per appartenenza territoriale e per militanza negli anni della serie D. Ci riferiamo a Armando Grasso e a Violante. Il primo ha dovuto salutare tutti per motivi di lavoro, il secondo ha scelto di stare vicino alla famiglia. Due scelte di vita, insomma, a condizionare le decisioni di due elementi importantissimi. Un peccato il loro saluto in corso d’opera, perché l’esterno sinistro arianese ed il centrocampista che aveva anche indossato la fascia di capitano, potevano costituire un valore aggiunto alla squadra. In questo caso l’errore da non ripetere per la società è quello di affidarsi a giocatori che non sono sicuri di poter dare il loro apporto fino in fondo. L’ultimo nome è quello di Viscido. Il mediano era stato il colpo più importante del mercato di riparazione. Peccato che lo si è visto più in tribuna che in campo a causa di una serie di infortuni. La morale in questo caso è ovvia: badare alla sostanza più che ai nomi importanti. E valutare bene le condizioni dei calciatori in arrivo.
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