Con l’abbandono dell’aula da parte del fronte del dissenso, la crisi al comune di Avellino si istituzionalizza e diventa ufficiale. Capitanati da Gianluca Festa in sei hanno fatto pesare la propria assenza.
Terreno fertile per l’opposizione che nelle contraddizioni della maggioranza entra a gamba tesa e spara a zero. Preziosi, Ambrosone, Giordano, Montanile e Battista incalzano e parlano di fallimento ormai conclamato. Nel corso del dibattito i consiglieri del Pd provano a difendere sindaco e partito parlando di normale dialettica politica. Dialettica che sarà difficile far rientrare vista l’opposizione dura di Festa e dei suoi su argomenti come piazza libertà, commercio, opere pubbliche, politiche sociali, patrimonio e cultura. Insomma, serve un nuovo programma di governo e non basterà al sindaco offrire qualche posto in giunta.Ma Foti non ci sta a farsi crocifiggere e rilancia: «Ho peccato in generosità e perbenismo, ma questa fase è finita. Sono stato eletto con sistema diretto e sono il sindaco di Avellino, piaccia o non piaccia mi assumerò le mie responsabilità». «E’ finito il tempo della demagogia, non sono espressione di poteri forti -ha tuonato-io sono un uomo libero». Insomma, d’ora in poi Foti promette di curarsi poco delle fronde interne e di guardare avanti.
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