Sviluppo sostenibile o terra d’idrocarburi? Campi destinati a ulivi e vigneti o agli impianti di estrazione petrolifera? La provincia di Avellino, e precisamente la Valle Ufita, è a un bivio ma soprattutto è partito il countdown. Entro febbraio si conosceranno le decisioni del governo regionale e centrale in merito alla richiesta della società petrolifera che intende sondare l’Irpinia alla ricerca dell’oro nero. Un lasso di tempo risicato per evitare che a Gesualdo e nel circondario si annulli la tradizione agricola e si metta a repentaglio falde acquifere e sorgenti. L’acqua che sgorga dalle sorgenti di Serino-Caposele-Cassano, il bacino dei Picentini che serve tre milioni di persone, dissetando non solo l’Irpinia, ma anche Salerno, Napoli e la Puglia. “La carta di vulnerabilità degli acquiferi Irpinia redatta dal Cnr su commissione del Parlamento italiano precisa, a chiare lettere, l’assoluta incompatibilità del territorio irpino a pratiche di sfruttamento petrolifero” – evidenziano dal coordinamento civico No Triv. Infatti, la mobilitazione sta crescendo e domenica 22 dicembre proprio nel comune ufitano si terrà una manifestazione regionale. E’ una nuova emergenza che incombe e le amministrazioni comunali prendono posizioni nette come quella del sindaco di Bonito, Antonio Zullo, che solo ieri ha organizzato con il Coordinamento No Triv un incontro aperto alla cittadinanza proprio per sviscerare la questione e mettere sul tavolo le prossime azioni istituzionali da perseguire. Da Bonito, infatti, si rinnova l’appello ai sindaci di andare ben oltre le semplici delibere comunali, ma si richiama l’attenzione del mondo ecclesiastico affinché si stringa intorno alla popolazione. Semplice ed efficace lo slogan che sta circolando per il domenica 22: “Nessun dorma,in Irpinia le trivelle sono alle porte”.
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