L’Italia è incollata davanti allo schermo tv – e alle 15:36 di domenica pomeriggio ecco le prime immagini: si riconosco le magliette blu della Irisbus e lo striscione di Resistenza Operaia. Ce l’hanno fatta: hanno rallentato di qualche secondo il Giro d’Italia. Il commentatore Rai esordisce: “affrontiamo un tema serio, dei lavoratori stanno mettendo in atto una forma di protesta antica, ma lo stanno facendo con grande civiltà, per amore del ciclismo”. E telecamere puntano sommariamente sui volti: quelli che oramai conosciamo da quasi una anno, Salvatore, Davide, Piero, Antonio, Giulio, Domenico, Totò e Antonio, Dario Meninno e la bandiera rossa della Fiom e il segretario provinciale del Prc, Tony Della Pia, e Giovanni Sarubbi della Partito dei Comunisti Italiani. La protesta la stavano organizzando da giorni: obiettivo la visibilità nazionale. Questa ottenuta ancora una volta con responsabilità e dignità. Vogliono lavoro, continuano a dire dalla Rai, e noi ribadiamo: stanno difendendo il loro posto di lavoro e lo stabilimento di valle ufita ogni giorno. Invadono la strada, mediano con le forze dell’ordine e anche con gli organizzatori dell’evento sportivo. Così alla fine – con il cordone della sicurezza – si sono posizionati sul marciapiede con la solidarietà di quanti si erano radunati a bordo strada per ammirare il fiume rosa scorrere fin sopra il Laceno. Hanno sventolato lo striscione Noi Non Molleremo, contraddicendo quanti pensano che il popolo irpino è mansueto e non protesta mai. Non Barricate e Blocchi, ma hanno fatto sì che pur se per poco, la penisola e l’europa l’abbiano visti. Non c’è stata solo la festa, ma è andata in scena anche l’urlo della crisi.
Commenta l'articolo