Dirigenti, medici, amministrativi, impiegati: c'è di tutto tra i 21 indagati sospesi dalla Procura della Repubblica L'accusa, come è noto, è quella di falsificare e di truccare le presenze: truffa ai danni dello Stato, per il codice; furbetti del cartellino, per le cronache giornalistiche. L'inchiesta ha acceso sull'Asl di Avellino i riflettori dei media nazionali. Le immagini dei dipendenti che timbrano e se ne vanno, che salutano e fanno gestacci a favore di telecamera, hanno fatto il giro dei network e del web. ''C'è una borghesia medio alta in questa città che si prende gioco delle regole, che dileggia e offende'', così il procuratore Cantelmo in conferenza stampa. Mentre per il procuratore aggiunto D'Onofrio negli uffici di via degli Imbimbo ''regnava un'omertà solidaristica di tipo camorristico''. Saranno i tribunali a stabilire la reale portata dello scandalo. Per quanto riguarda l'Asl, il commissario Ferrante non si sottrae. E dopo le dichiarazioni a blitz ancora in corso, in serata torna davanti alle telecamere: condanna senza appello dei furbetti, avvio delle procedure di licenziamento, maggiori controlli, massima collaborazione con le forze dell'ordine, richiesta del danno erariale. Nel contempo Ferrante ci tiene a dire che si tratta di 21 dipendenti su duemila: mele marce dunque, l'azienda era e resta sana. Un'eccellenza in Campania. Ma la rabbia è tanta.
Ferrante è sereno, non crede che lo scandalo possa minacciare la sua posizione: essendo commissario straordinario può essere rimosso dalla regione, oppure nominato manager, in qualsiasi momento.
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