Il Consiglio della Camera di Commercio ha votato, a maggioranza, la proposta di unificazione della Camera di Commercio di Avellino con quella di Benevento.
Il processo di accorpamento tra strutture camerali piccole nasce da una spinta del Governo Renzi in direzione di una razionalizzazione, la cui esigenza è oggettiva: ''le Camere di Commercio - dobbiamo dircelo con molta franchezza- per quanto governate dalle associazioni di rappresentanza delle imprese, non hanno fatto tutto quello che era necessario per apparire agli occhi di chi le finanzia attraverso il diritto camerale delle strutture utili a servizio delle imprese. La loro riforma è necessaria e, in tale ambito, la questione della dimensione minima ottimale è un problema reale''. Questa la posizione della Confederazione degli artigiani.
La CNA ha votato contro tale scelta ''pur consapevoli che, allorquando il quadro legislativo di riferimento sarà chiaro e definitivo, questo potrà essere un passaggio necessario.
Abbiamo votato contro perché siamo di fronte ad un’operazione affrettata, perciò strumentale, di basso livello, che scredita ancora di più la Camera agli occhi degli osservatori attenti.
Un processo di tale tipo, se è volontario, lo si costruisce attraverso un ragionamento con la struttura sorella, la CCIAA di Benevento, le cui obiezioni all’accorpamento sono note, pubbliche e sono ulteriormente rafforzate dalla immagine cha dà di sé il gruppo dirigente della Camera di Avellino che sembra avere in testa un assorbimento, una annessione e non un processo di unificazione rispettoso delle reciproche identità.
La seconda osservazione è che la fretta che spinge il Presidente Capone e i suoi sostenitori sembra coprire interessi di ben altro tenore. La Camera di Avellino è a scadenza. Siamo già nella fase della definizione della rappresentatività delle organizzazioni che per legge devono designare i rappresentanti nel nuovo Consiglio. La serietà impone che scelte di tale tipo siano rimesse al nuovo organismo che sarà rappresentativo dei rapporti di forza reali, e non a un organismo in via di scadenza e nel quale siedono membri privi oramai della legittimazione, di continuare a rappresentare chi li aveva designati.
Dopo l’arresto del tentativo di costruire una Fondazione fatta apposta per conservare all’attuale Giunta la gestione delle risorse della Camera, l’impressione è che ci si riprovi, cercando, attraverso un arzigogolo, di mantenere in carica, e per un tempo non determinato, chi dovrebbe andare a casa, con la scusa di dover procedere al superamento della Camera provinciale.
Noi faremo di tutto per impedirlo. Il nuovo Consiglio può essere insediato nei termini di legge. Ma se alla scadenza naturale non lo sarà, dovrà procedersi al commissariamento.
Vivremo, purtroppo, momenti di tensione non utili alla Camera e alle imprese.
La responsabilità sarà solo di chi, pur avendo già usufruito di una interpretazione “larga” delle norme legislative sul divieto di presiedere la Camere per più di due mandati, pensa solo a come restare in sella, infischiandosene di ragioni di opportunità e norme di legge, anche a costo di impantanare tutto''.
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